CORRISPONDENZA

 

 

LA FEDE E I BIGLIETTI TRANVIARI (risposta a Diego Marchetti *)

 

I catto-comunísti sono davvero una razza strana: più passano gli anni e più mi avvedo di non comprenderli. Lo so che i matrimoni misti sono sempre difficili: specialmente se la mescolanza è di idee, poiché non si è ancora trovato nessun uomo che riesca a realizzare in sé quella "coincidentia  oppositorum" che, nella teologia di S.Tommaso, costituisce una delle peculiarità di Dio. Che significa che la mia nota (Koinonia, agosto 1984) “avrebbe potuto trovarsi benissimo su qualsiasi organo nazionale di stampa cosiddetta indipendente"?

E anzitutto che significa "indipendente"? Se, guardando all'etimologia, vuol dire che non dipende da nessuno - e nel caso in questione da nessuna ideologia - la stampa indipendente è da preferirsi a quella dipendente da qualsiasi partito o tendenza di partito (si tratti dell'Unità, dell'Avanti, dell'Avvenire, ecc.). Non sono tuttavia tanto ingenuo da credere a tale "indipendenza”, che ho soltanto voluto considerare come un'ipotesi ("un possibile, non un probabile"); tuttavia il gioco retorico mi serve per rifiutare l'elogio della "dipendenza", e per affermare che gli organi di stampa “cosiddetti indipendenti" hanno i loro limiti, è ovvio, ma non sono per questo da considerarsi come strumenti privilegiati della CIA o del Capitale, e pertanto non troverei affatto disdicevole per il mio onore se avessi da pubblicare in essi qualche mio scritto. Ma nella nota - mi si obietta - non vi è nessun "riferimento ai valori della fede". E' questo il punto centrale della polemica. A parte il fatto che tali riferimenti non li trovo nemmeno nella replica di Diego Marchetti (e ciò mi sta bene; ma lui non si accorge di contraddirsi?), il grave è che si possa fare con serietà una simile affermazione. Chiamare in causa la fede per una opinione sui biglietti dell'autobus mi pare indice del peggiore integrismo, irrispettoso al massimo per la fede. Come laico io non mi consentirei mai un'attitudine simile (per non essere frainteso, si leggano i miei due articoli su "Laicità e laicismo" pubblicati su Koinonia) (1). Ho combattuto tanti anni l'integrismo cattolico (che allora coincideva quasi con quello democristiano), poi mi sono scontrato con quello comunista, ma devo costatare che quello catto-comunista è qualcosa di.diverso e di più radicale di una semplice sommatoria dei due. Il matrimonio misto ha partorito un ibrido. Non ho difficoltà ad ammettere che il mio argomentare era malizioso e provoca torio: devo già fare il serio in tante occasioni, per cui talora amo permettermi un po' di ironia. Sarebbe stato simpatico se il mio interlocutore.mi avesse risposto sul medesimo tono. Ma devo proprio rilevare che i catto-comunisti sono raramente dotati del senso dello “humour”, e mi dispiace per loro, sinceramente, perché rischiano di rendere troppo monotona la loro esistenza. So di essere stato nuovamente caustico, ma non vorrei proprio che Diego Marchetti se ne avesse troppo a male. Da parte mia tengo ad assicurarlo della mia amicizia nel Signore.

 

Ettore De Giorgis

Lanzo Torinese, 4 novembre 1984  

 

* La lettera di Marchetti è pubblicata su Koinonia 9.10/84, pp.15-16.

(1) Cfr. Koinonia 3/1983, pp.8-9 e 4/1983, pp. 8-9 (n.d.r.)




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