Koinonia Settembre 2022


A PASQUALE COLELLA EX PLENITUDINE CORDIS

 

Nell’indice ideale delle istituzioni e degli eventi che hanno segnato il rinnovamento della Chiesa italiana dopo il Concilio Vaticano II - se qualcuno volesse farlo - Pasquale Colella occuperebbe un posto di grande rilievo. Il tetto ne è stato la vetrina e lo strumento più creativo. Io ricordo i tempi in cui si poteva disegnare una specie di geografia spirituale dell’Italia postconciliare: andavi a Bologna e trovavi l’Avvenire d’Italia e il cardinale Lercaro, e poi, interdetti questi, Dossetti, Monteveglio, il Centro di Documentazione; a Bose trovavi la comunità di Enzo Bianchi, a Genova il Gallo di Nando Fabro, a Sotto il Monte i Serviti di Davide Maria Turoldo e Servitium, a Firenze la Badia Fiesolana di padre Balducci, a Camaldoli e a san Gregorio a Roma i camaldolesi di padre Calati, e a Napoli, per fermarci qui, il tetto di Pasquale Colella e dei suoi giovani amici, che volevano occuparsi non solo della Chiesa, ma di una politica non immune dall’etica e di un nuovo approccio alla questione meridionale.

La cosa sorprendente di questo connubio tra Colella e la rivista, è la sua longevità, la sua durata, perché ambedue, dopo quei lontani inizi, sono ancora qui ad ammaestrarci e a indicarci un futuro da perseguire che sia ancora, o finalmente, umano.

Ed è per una singolare occorrenza storica o, se volete, provvidenziale, che celebriamo questa festa di Colella e de il tetto, nel momento in cui la crisi più grave del dopoguerra, quella del conflitto ucraino, sta rischiando di farci perdere tutta la cultura e la consapevolezza etica acquisita in tema di pace e guerra, di rapporti umani dignitosi e solidali, di negazione del nemico come criterio e fondamento del politico, di costruzione di un’unità umana e di un ordinamento democratico dell’insieme dei popoli della Terra al di là dello stesso internazionalismo e del giuridicismo rivelatosi impotente dell’ONU. Tutti temi, questi, su cui Colella ed il tetto, insieme al meglio della cultura democratica e sapienziale italiana (e qui penso all’assiduità della partecipazione di Colella alla ricerca di “Vasti”, la scuola di antropologia critica, e alla costruzione di un pensiero nuovo delle riviste Lettere e Bozze, che hanno occupato tanti anni del Novecento) hanno dato un appassionato e prezioso contributo.

Dicevo della distretta e dell’angoscia in cui ci tocca di celebrare oggi questo anniversario. Zelensky ha appena parlato alla Knesset, introducendo nella sua visione del futuro la terza guerra mondiale e giungendo fino a dichiararsi vittima di una Shoà come fu quella del popolo ebreo col nazismo, ciò che a Tel Aviv è stato considerato offensivo e negazionista dello stesso Olocausto; nella regia mondiale televisiva sagacemente allestita dal presidente ucraino come consumato professionista dello spettacolo qual è stato fino a ieri, egli ha dato alla Russia il ruolo di protagonista che fu del nazismo e di Hitler; e questa è un’accusa a cui non si sa come si potrà dare rimedio, se si sa che per liberare l’Europa dal nazismo il popolo russo ha pagato un prezzo di 26,5 milioni di morti, a partire da 8 milioni di soldati; e forse gli alleati occidentali non ci sarebbero riusciti da soli, nemmeno con gli americani, che qui da noi (me lo ricordo da ragazzo qual ero a Roma) per mesi restarono fermi ad Anzio prima di riuscire a liberarci, mentre gli inglesi si astenevano, scegliendo altre priorità, dal bombardare la ferrovia che portava l’interminabile corteo funebre degli Ebrei, con gli omosessuali, gli zingari, i polacchi e tanti altri, al campo di sterminio di Auschwitz.

È bello ricordare quello che ha fatto Colella, e ciò a cui in tanti abbiamo dedicato la vita, nel momento in cui gli arruolati nel nuovo conformismo ideologico occidentale e bellicista si chiedono “dove stanno i pacifisti”. Ed è qui che cronaca e storia, rievocazione e attualità inevitabilmente si intrecciano, anche quando si vorrebbe solo rallegrarsi per un compleanno, per la gratificazione di una vita bene spesa, per l’augurio di una continuità che ci sia ancora garantita per molti anni, come stiamo facendo qui per Colella e in questo numero de il tetto. Dove stanno i pacifisti? Stanno qui a fare operazioni umanitarie e battaglie di pensiero, salvataggio di profughi condannati a morire naufraghi e respinti dai porti del Mediterraneo e obiezioni di coscienza contro il riarmo e le reciproche aggressioni, come hanno fatto di padre in figlio a partire da Hiroshima, passando per le mobilitazioni per il Vietnam e i palestinesi, per l’opposizione alle guerre del Golfo e all’operazione “Giustizia infinita” indetta contro il terrorismo e volta in realtà a instaurare il “nuovo secolo americano”, fino a alle lotte ecologiche e per il clima che si sperava potessero essere finalmente le nuove lotte di oggi in un mondo pacificato ed unito.

Vorrebbero negare e distruggere tutto ciò in un reiterato e risuscitato pensiero di odio e di guerra. Ma non ci riusciranno perché queste alternative piantate nel passato continueranno ad agire nel presente e a fornire antidoti domani, la guerra resterà ripudiata e il nuovo modo di mettere insieme etica e politica, fedi e culture, confessioni religiose e fraternità umana, come è stato preconizzato fin qui, così continuerà a fecondare e a liberare il futuro. Grazie, Pasquale.

 

Raniero La Valle

Chiesa di tutti Chiesa dei poveri, 21 marzo 2022

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