Koinonia Luglio 2022


AMARE SENZA CONTABILITÀ

 

Forse come non mai è giunto il momento di vedere spuntare sul terreno del mondo arato dalla sofferenza atroce di mille e mille guerre il fiore della coscienza dell’uomo capace di non piegarsi non solo come in antico per la difesa della fede nel Cristo, ma anche - e questo è nuovo - per la difesa della fede nell’uomo.

Ma io sto perdendo tempo parlando di cose che non capiteranno; perché di vere guerre non ce ne saranno più. Vorrei invece parlare a coloro che credono in Gesù, che cercano la beatitudine della pace «beati i pacifici perché saranno chiamati figli di Dio» (Matteo 5, 9), a coloro che non sentono più il bisogno di gonfiare il petto e dare schiaffi al prossimo, a coloro che si sentono piccoli e deboli, ai poveri insomma e vorrei dir loro una cosa molto importante. Volete il segreto della vera felicità? Della pace autentica e profonda? Volete risolvere di colpo ogni difficoltà nei rapporti col prossimo, cessare ogni polemica, superare ogni dissidio? Decidete da questo istante di amare le cose e gli uomini come Gesù li ha amati, cioè fino al sacrificio di voi stessi. Gettate via la contabilità dell’amore e amate senza contabilità.

Se uno è bello e simpatico amatelo, ma se un altro è antipatico amatelo con la stessa forza. Se uno vi saluta e vi sorride salutate e sorridete, ma se un altro vi pesta i piedi sorridetegli lo stesso, Se uno vi fa del bene ringraziatene il Signore, ma se un altro vi calunnia, vi perseguita, vi maledice, vi picchia ringraziate lui e tirate avanti.

Non dite piú: «io ho ragione e lui torto» ma solo: «io amo e devo amare». È questo il tipo di amore che ha voluto insegnare Gesù, amore che tutto trasforma, vivifica, feconda, risolve. È certo che amare non è una cosa facile e vorrei dire a coloro che decidono di mettersi su questa strada: «fatevi coraggio e siate saldi»; cingete bene i fianchi e partite con l’aiuto della grazia, perché il viaggio sarà lungo e vi impegnerà fino al sangue. Beato colui che arriverà alla meta qualche minuto prima di morire.

È questa la grazia che chiedo ardentemente al Signore ogni giorno: Che io ami e impari ad amare come Tu hai amato! Amare come Gesù a Betlemme che fugge esule piuttosto di servirsi della sua onnipotenza divina per uccidere Erode. Amare come Gesù a Nazaret dove vive come l’ultimo degli uomini senza accampare diritti sulla sua divinità incarnata e nascosta. Amare come Gesù  dinanzi alla folla affamata e senza pastore pensando di risolvere il problema più col suo sacrificio che con soluzioni di miracolo e di gloria. Amare come Gesù nel Getsemani quando sopportò per noi la spaventosa agonia della sua solitudine sotto lo sguardo di condanna del Padre. Amare come Gesù dinanzi ai tribunali quando col suo silenzio e la sua sottomissione di condannato e reietto dava a noi la misura esatta del suo potere d’amore. Amare come Gesù sul Calvario quando al sommo delle sue angosce e dei suoi tormenti già soffocato dagli spasimi della morte griderà ancora al Cielo l’ultima sua preghiera: «Padre, perdona loro».

Questo è il capolavoro  della vita sia umana sia eterna, e Gesù lo ha realizzato in tutto il suo splendore e sovrumana potenza. Amare al di là di ogni limite. E invita noi a fare altrettanto; tutto il resto conta meno.

Perché chiudersi in un cristianesimo giuridico e meschino, preoccuparsi di una casistica esasperante che non convince più nessuno invece di gettarsi giù dalla china verso tutti gli uomini con quel solo programma in cuore? Perché restare - dopo il passaggio di Gesù sulla terra - solo abbarbicati alla difesa della giustizia, quando la giustizia da sola non è più capace di salvarci?

È vero che abbiamo il “diritto di difenderci” ma non il “dovere” e possiamo benissimo rinunciare a questo margine del nostro campo per offrirlo all’amore, al perdono, alla pace, al dialogo con gli uomini. Non è così?

Oh come mi auguro che la Chiesa che è nata dal Concilio sia una Chiesa che si preoccupi di meno in meno della lunghezza delle gonne delle ragazze ma scatti sensibile e vivace dinanzi ai problemi posti dall’amore nel mondo; sia una Chiesa capace più di dare che di ricevere, una Chiesa che sa rinunciare, per amore degli uomini, ai propri diritti e privilegi, una chiesa che non si difende ma scende sulla strada del suo esilio piccola e povera come scese la famigliola di Gesù nel viaggio e in fuga verso l’Egitto.

 

Fratel Carlo Carretto

Da Ciò che conta è amare, editrice AVE 1967, pp. 167-70

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