Koinonia Giugno 2022


UN FUTURO PER IL SINODO DI FIRENZE?

 

Ad ogni occasione propizia, si continua a tessere lodi alla chiesa fiorentina degli anni ’50-’60, o meglio a commemorare tanti suoi personaggi significativi che hanno creato un clima di apertura, di dialogo, di rinnovamento, insomma di respiro nuovo che si è prolungato fino ai nostri giorni. Ma forse siamo ad un punto in cui la memoria di tanti nomi - Milani, Bensi, Dalla Costa, La Pira, Balducci, Turoldo, Vannucci, Lupi, Rossi, Mazzi, Borghi,  Rosadoni, Fanfani, Gozzini, Meucci  ecc… - anziché darci una spinta in avanti, porta ad un ripiegamento all’indietro, verso una sorta di imbalsamazione del loro messaggio in un mondo che ha cambiato i suoi connotati: più che ricevere da loro un testimone  erigiamo sepolcri! 

Se ora capita di rivisitare questo mondo e di parlarne, non è per una ricostruzione storica  o  rievocazione nostalgica, ma solo per una inalterata istanza di proiezione evangelica dentro le  relazioni umane in trasformazione: è la spinta propulsiva del nostro cammino di  fede, sia pure dentro i meandri di una vita ecclesiale rigidamente incanalata e standardizzata. Se usiamo il nome di Koinonia per indicare il nostro impegno, è perché si tratta di una lunga esperienza nata nel clima della Firenze del dopo-concilio, per svilupparsi poi nel tempo dentro la stessa chiesa fiorentina, sia pure senza un preciso ruolo canonico e senza agitare vessilli. Questo per dire per quale motivo e a che a titolo possiamo anche oggi interessarci alle vicende di questa Chiesa locale: e cioè come al bacino di collocazione pastorale e come quadro di riferimento per la nostra riflessione, in  ascolto e in dialogo con tante voci  che si son fatte sentire al suo interno.

L’opportunità per questo sguardo retrospettivo in funzione prospettica è il fatto che ricorrono i trenta anni dal Sinodo della Chiesa di Firenze (1988-92), che dovrebbe e potrebbe avere ancora un valore orientativo e normativo, nonostante sia stato archiviato quasi subito. Chi volesse visitare il sito della Diocesi, si renderebbe conto che tutto è incentrato sul presente e niente appare della sua dimensione storica e “profetica” come chiesa, magari penalizzata alla luce di noti protagonisti. In ogni caso, si continua ad enfatizzare la “stagione fiorentina” dei tanti “non profeti in patria”: tutto insomma sembra esaurirsi in un pragmatismo ed efficientismo pastorale a breve respiro, non senza facili strumentalizzazioni..

In questo quadro mi sentirei di dire, da osservatore partecipe, che il Sinodo voluto dal Card. Piovanelli ha rappresentato un momento di amalgama e di convergenza dei fermenti e delle istanze presenti da anni sul territorio in ordine alle scelte della chiesa fiorentina nella linea del Vaticano II, per proiettarsi nel futuro come progetto pastorale di missione e di chiesa elaborato da una intera chiesa in tutte le sue componenti, e proposto come strumento di conversione pastorale per il suo futuro. 

Non sarebbe male proporsi una valutazione spassionata dell’andamento successivo a questo evento. Basterebbe dire che se le cose fossero andate come  pronosticato, noi non staremmo più a parlare dei protagonisti della stagione fiorentina, ma di una intera chiesa conforme alla dinamica e alle linee tracciate dal Vaticano II. Non solo, ma si potrebbe dire che l’attuale cammino sinodale in corso non dovrebbe fare altro che riprendere in mano il lavoro e i documenti di quel Sinodo e portarli a maturazione ed attuazione. Ciò potrebbe servire anche come presa di coscienza e assunzione di responsabilità, per dare un fondamento e una prospettiva ad una consultazione dal basso priva di punti di forza e di riferimento.

Personalmente posso dire che grazie al Card. Silvano Piovanelli questo Sinodo è stato per me  l’unico momento  di partecipazione ad un evento ecclesiale di natura canonica come membro della commissione teologica, sia pure per qualche tempo. E devo dire anche che in questa sede non è mancato un contributo di scritti del tutto in sintonia con l’esperienza di Koinonia in atto. A titolo di cronaca, posso dire quali sono stati i miei contributi fino a quando ho fatto parte della Commissione teologica presieduta da don Paolo Giannoni: “Quale teologia per il Sinodo a Firenze”… “Per quale chiesa” … “Nella prospettiva del Popolo di Dio”.  E questo mentre l’esperienza di base di Koinonia veniva bruscamente interrotta dalla sera alla mattina!

Ma ciò che più interessa ora è dare giusto rilievo al ruolo e allo spirito del Card. Piovanelli, ideatore, ispiratore e artefice di questo evento ridotto purtroppo a pratica amministrativa, mentre dovrebbe sprigionare tutta la sua potenza profetica, se vogliamo andare avanti senza tradire il passato. Presentando la raccolta dei discorsi di Giovanni Paolo II nella sua visita a Firenze nel 1986 (Parole per un Sinodo,  Quaderni di Toscana Oggi) egli invita a leggerli, ad interrogarsi e confrontarsi come “il respiro della nostra Chiesa”, e scrive: “Tale impegno allenerà la nostra Chiesa al cammino del Sinodo, di cui ormai già si parla”.

Per quanto riguarda invece il dopo-Sinodo, è da registrare il fatto che le lettere pastorali dei due anni successivi alla sua chiusura (1992) intendono dare continuità al Sinodo e aiutare la sua ricezione, purtroppo dissoltasi alla scadenza del mandato da Arcivescovo di Firenze. In apertura della sua lettera “Siate testimoni” dell’anno pastorale 1993-94 il Card. Piovanelli scrive: “Tutti gli anni, nel tempo del Sinodo, per mezzo del sacerdote, in occasione della benedizione pasquale delle case, vi ho fatto giungere uno scritto molto breve… Ad un anno, ormai, dalla conclusione del Sinodo sento il bisogno di scrivervi più a lungo. Ho fatto anch’io, come voi, il cammino di riflessione sul libro degli Atti degli Apostoli e desidero comunicarvi le parole che lo Spirito Santo ha illuminate e reso vive nel mio cuore” (Dialoghi con Firenze, Toscana Oggi, p.105). 

Non sarebbe male se la chiesa fiorentina, nella sua dichiarata vocazione profetica, tornasse a rivivere questa svolta della sua storia e a riprendere quel cammino sinodale così decisivo, se non vuole essere ricordata solo grazie ad alcuni suoi profeti peraltro disconosciuti, per diventare invece simbolo di una sinodalità profonda e non solo epidermica.  Forse dovrebbe fare più attenta e giusta memoria del suo vescovo Silvano Piovanelli, che non aveva titoli “romani” (dopo Benelli e prima di Antonelli!) per imporsi all’attenzione pubblica ed ecclesiale, ma che ha dato una precisa impronta alla Chiesa fiorentina col Sinodo come Pastore vicino a tutti.

Lo dimostra il fatto che egli ha cercato l’incontro e il confronto anche con le realtà ecclesiali di base  e marginali nel territorio, come ci confermano queste parole della Comunità dell’Isolotto in una lunga lettera inviata al Sinodo: “Il card. Piovanelli, nell’incontro che ha avuto con noi in vista del Sinodo, ci ha detto che nella Chiesa fiorentina c’è la volontà di confrontarsi attraverso lo strumento sinodale con i problemi che emergono nella società attuale, quali la pace, il disarmo, un nuovo ordine alternativo all’ingiusto rapporto Nord-Sud, la lotta alle cause che generano emarginazione giovanile, nuove povertà, razzismo, edonismo individualista, disastro ecologico... Noi valutiamo positivamente una simile impostazione. Anzi vorremmo che fosse accentuata rispetto ad una tendenza, emersa sulla stampa, in certe interviste, a restare impigliati nei problemi clericali, nelle questioni di sacrestia, nei bilanci dell’appartenenza al gregge, delle frequenze sacramentali, della consistenza e quantità delle opere assistenziali. Di fronte ai problemi reali c’è la difficoltà, espressa dallo stesso Arcivescovo, di un pluralismo accentuato di posizioni nella Chiesa fiorentina e quindi anche la difficoltà di leggere le situazioni, di mettersi insieme”.

Inutile dire che un simile confronto rimane sempre urgente, e un  rapporto dialettico tra espressioni diverse di chiesa non farebbe che bene. In questo senso ha cercato di orientare il Sinodo anche il suo segretario generale don Vincenzo Savio, in seguito Vescovo ausiliare di Livorno e poi titolare della Diocesi di Belluno-Feltre.  Il Sinodo è stato per me occasione di sincera amicizia con lui e in seguito di vicinanza a Koinonia. Di lui potremmo dire che è stato uno strenuo promotore di sinodalità, e in un suo articolo “La sinodalità permanente” -  relativo alla Diocesi di Livorno - leggiamo queste parole valide su tutta la linea: “Quello che sentiamo è comunque un fatto di grande importanza: una chiesa che non opera solo in vista di una maggiore efficacia pastorale, ma che è convintaa che la riflessione sinodale è tempo di grazia che non lascia tranquilli, ma ci obbliga a ricercare. La ricerca è anche di carattere teologico: il cammino fatto insieme anche con chi credente non è, se ci ha obbligati ad approfondire una teologia dell’ascolto, ci sta ora provocando a interrogarci e a cercare fino a che punto possiamo inoltrarci nel cammino del discernimento e della decisione, atto proprio di una chiesa riunita in sinodo attorno al suo vescovo” (Abbiamo Bisogno di tutti, a cura di Riccardo Burigana, p.100).

 

Alberto B.Simoni op

.