Koinonia Maggio 2022
LA PREGHIERA DI LODE
L'uomo d'oggi sa lodare Dio? Possiamo dire che noi, uomini (e donne) d'oggi, siamo facilmente portati alla lode e alla richiesta che sono le due linee portanti dei salmi? Oppure si alternano in noi altri sentimenti, propri dell'uomo che ha perso il senso di Dio? Se l'uomo non sa più né lodare, né pregare, nella sofferenza e nelle lacrime, allora si adira in una rabbia senza senso, oppure si chiude in uno scetticismo disfattista e contento di qualsiasi soddisfazione immediata.
Al binomio biblico lode-lamento, espressivo della condizione umana vista a partire da Dio, corrisponde il binomio rabbia scetticismo che descrive l'uomo sradicato da Dio, incapace di lodare.
Allora la domanda diviene personale: io so lodare? So vedere il mondo con scelta d'amore? Perché per lodare bisogna fare una scelta, bisogna fare un passo avanti, bisogna decidere di voler lodare, assumere la lode come atteggiamento fondamentale e non scegliere la rabbia o la rassegnazione, ma l'amore che loda Dio operante nel mondo. <...>
Tenendo conto che lodare Dio vuol dire anche saper piangere, saper scoppiare di dolore, ricordiamo che la lode suscita in noi quella capacità di sentire fino in fondo il valore delle cose che ci porta a piangerne profondamente la perdita. Piangere sulle occasioni perdute, piangere sulle guerre inutili, piangere sul sangue versato senza motivo, per prestigio; piangere per la violenza che insanguina il mondo; piangere sui conflitti che si potevano evitare. Piangere e adirarsi. Non con una rabbia che distrugge e che non riesce a realizzare nulla, ma piangere e adirarsi con un atteggiamento che è come quello di Gesù.
Carlo Maria Martini
Che cosa è l'uomo perché te ne curi?, LDC 1983, pp. 84-85