Koinonia Gennaio 2022


AVVERTENZA! (o PREMESSA ALLA LETTURA)

 

Nel libro curato dalla Comunità dell’Isolotto, per ricordare Enzo Mazzi nel decimo anniversario della morte, è riportato un articolo inedito (del 2008) che parla di Antonio Sciortino, già Direttore di “Famiglia cristiana” e attualmente di “Vita pastorale”. Il nostro interesse per questo scritto nasce dal fatto che Enzo Mazzi parla qui di “cattolicesimo progressista”, una categoria che ha avuto e continua ad avere un ruolo ambiguo rispetto  alle prospettive di fondo aperte dal Vaticano II.

Se l’annunciata “rivoluzione copernicana” non ha compiuto tutto il suo corso, è perché certe forze “progressiste” sono rimaste ancorate alla centralità di una chiesa, rimasta perciò  suo malgrado ecclesiocentrica. L’equivoco di fondo sta nel fatto di far passare il legame ad una forma storica di chiesa come la sola partecipazione alla vita della chiesa, senza la necessaria distinzione tra ordine storico e ordine del mistero o della grazia. Sembra insomma che il cordone  ombelicale dei figli della chiesa non sia stato totalmente rescisso, per cui abbiamo una chiesa madre di figli non liberi che non crescono secondo la misura di Cristo!

È un rischio che perdura e che minaccia la nuova stagione sinodale, che vorrebbe rifarsi appunto al Vaticano II, per rettificare il cammino già fatto. In discussione c’è quanto dichiarato dal Concilio di Calcedonia in questi precisi termini: “Il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo,... consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per l’umanità,... da riconoscersi in due nature, senza confusione, immutabili, indivise, inseparabili, non essendo venuta meno la differenza delle nature a causa della loro unione, ma essendo stata, anzi, salvaguardata la proprietà di ciascuna natura, e concorrendo a formare una sola persona e ipostasi”.

La mancata o ridotta fedeltà a questa verità fondamentale porta spesso o alla separazione  delle due nature, con la conseguente polarizzazione dell’una sull’altra, o alla loro confusione, per cui sacro e profano diventano la stessa cosa, o in un senso o nell’altro. Sembra mancare cioè la giusta unione delle due sfere, come risoluzione  nell’unica persona che le incarna, e non come aggiustamento di una natura all’altra secondo sensibilità e spiritualità diverse.

Se andassimo a verificare come questa verità di fede si proietta sul modo di essere e di agire della chiesa, sulla mentalità e spiritualità cristiana, non si resterebbe sorpresi di squilibri tra grazia e natura, o nel senso di una spiritualizzazione totale o nel senso di una umanizzazione completa, o di un ibridismo che sembra affiorare nel “cattolicesimo progressista”, di cui appunto merita interessarsi

Se questi sono e si riconoscono come parametri della fede della chiesa, forse è il caso di tenerli presenti e di ragionare in questi precisi termini anche per quanto riguarda il cammino del Popolo di Dio nella storia!

 

ABS

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