Koinonia Luglio 2021


Sulla scia del libro di Marco Ventura “Nelle mani di Dio”

 

ALCUNE IMPRESSIONI DI LETTURA

 

Prima cosa che posso dire è che sembra scritto da uno storico che viene dal futuro. Ma quello che mi è parso, andando avanti a leggere, è che qui si parla della religione nella sua dimensione sociale, non spirituale.

È difficile per me entrare nella logica che le religioni orientano la politica, l’economia, la vita sociale e le guerre, ancora oggi. Per me, che vivo in Italia e non sono praticante, religione significa solo fede, spiritualità. So che anche qui da noi l’essere cattolici può pesare sulle scelte di vita di alcune persone. Quando questa influenza diventa preponderante mi sembra più bigottismo o integralismo che religione. La spiritualità, la fede in qualcosa di superiore alle questioni terrene, credo sia altro. Invece mi sa che sbaglio. Avevo già la sensazione di sottovalutare questo aspetto della religione, ma ora, dopo questa lettura, o almeno, dopo la mia personale interpretazione di questo libro, devo prendere atto di quanto peso abbia anche sulla vita reale, quotidiana. 

Ventura è rigoroso nell’elencare eventi, scelte politiche ed economiche in cui ha agito la mano di Dio. Eventi fortemente impattanti sulla vita di tutti. Ma il punto è che si tratta sempre di una strumentalizzazione di Dio, a volte nel bene ma più spesso nel male. Mi sembra che tutti, ad est e ad ovest “esercitino” la religione per condizionare la nostra esistenza terrena, più che le nostre anime.

Non riesco a capire se l’autore auspichi il superamento delle religioni tradizionali, lo preveda, o racconti semplicemente questa “nuova” super-religione condivisa da tutti e inderogabile, descritta come un nuovo attore sociale che va a disturbare la politica e l’economia. Quando penso al passato recente, quello che conosco, e ai tempi più lontani, che conosco indirettamente, la sensazione che ho è che si viveva in modo ingenuo, poco consapevole.

I diritti umani non sono ancora traguardo raggiunto, ma basta pensare a qualche decennio fa per rendersi conto che abbiamo fatto passi da gigante.

Ora anche un bambino nel più povero dei paesi africani può rendersi conto del mondo in cui vive. La globalizzazione sta pareggiando i conti. Possiamo tenere la testa sotto la sabbia per un po’ ma l’informazione, anche se frammentata, deviata, faziosa spesso, prima o poi ti avvolge. E devi farci i conti. Le religioni come istituzione possono solo soffrire di questa evoluzione. Fra un paio di generazioni, le tradizioni religiose saranno evaporate. Penso io nel mio piccolo.

Le priorità sono altre. Salvarsi l’anima interessa poco ora che ci siamo resi conto della qualità vera della vita. La qualità che intendo è la parità dei diritti, la salute, il rispetto della natura. È venuto fuori tutto. Nessuno crede più alle favole, perché durano poco. Non riesci a tenere le persone all’oscuro per tanto. Prima, si nasceva e si moriva ignoranti. Ora nel giro di un decennio le certezze crollano e più persone hanno modo di sviluppare una coscienza critica. Siamo consumatori più consapevoli. Anche credenti più consapevoli. Non ci basta più la messa domenicale e la preghiera a memoria, come prima. La fede è una conquista per pochi.

Forse la rete ha cambiato il mondo. Io non so che posizione prendere, ma Ventura ha descritto un’ipotesi interessante. Strumentalizzare la religione mettendola a servizio dell’ecologia. Per far crescere le persone con una coscienza ecologica. Questo si sta architettando? Forse è una scelta obbligata. Che comporta l’amore per il prossimo e per la natura. Forse è un modo per rafforzare il ruolo della nuova super-religione nel mondo del futuro così incerto, qualcosa di buono in cui le prossime generazioni potranno riconoscersi. Come  dicevo prima, è difficile per me capire appieno questo libro. Mi ha fatto riflettere “a larga scala”. E un po’ mi sono persa. Ma so che è un esercizio utile.

 

Laura Battisti

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