Koinonia Luglio 2019


Dal “Documento Kairòs-Sudafrica”

 

Sfida all’azione

 

5.1. Dio dalla parte degli oppressi

Dire che ora la chiesa deve prender posizione inequivocabilmente e coerentemente al fianco del povero e dell’oppresso significa trascurare il fatto che la maggioranza dei cristiani in Sudafrica lo ha già fatto. La maggioranza della chiesa in Sudafrica è di gran lunga povera e oppressa. Certo non si può dare  per scontato che coloro che sono oppressi si dedichino alla loro causa e lottino per la loro liberazione. Né si può presumere che tutti i cristiani oppressi siano pienamente consapevoli del fatto che la loro causa è la causa di Dio. Ciò nonostante resta vero che la chiesa è già dalla parte degli oppressi, perché è da quella parte che si può trovare la maggioranza dei suoi membri. Questo fatto ha bisogno di esser percepito e confermato dalla chiesa nella sua totalità.

All’inizio di questo documento si è detto che la crisi attuale mette in luce le divisioni nella chiesa. Siamo una chiesa divisa proprio perché non tutti i membri della nostra chiesa hanno preso posizione contro l’oppressione. In altre parole non tutti i cristiani si sono uniti a Dio che «agisce con giustizia... verso tutti gli oppressi» (Sal 103,6). Per ciò che riguarda la crisi attuale, c’è una sola via davanti a noi verso l’unità della chiesa ed è quella che deve condurre i cristiani che si trovano dalla parte degli oppressori o seduti sulla linea di divisione ad attraversarla per porsi decisamente dall’altra parte per essere uniti nella fede e nell’azione con coloro che sono oppressi. Unità e riconciliazione all’interno della chiesa stessa sono possibili intorno a Dio e a Gesù Cristo che possono esser trovati dalla parte dei poveri e degli oppressi.

Se questo è ciò che la chiesa deve diventare, se questo è ciò che la chiesa nel suo insieme deve avere come suo progetto, come dobbiamo dunque tradurlo in azione concreta ed efficace?

 

5.2. Partecipazione alla lotta

I cristiani, se già non lo stanno facendo, devono decidersi a partecipare alla lotta per la libertà e per una società giusta. È necessario che le campagne di massa per boicottaggi e astensionismi siano sostenute e incoraggiate dalla chiesa. Sarà a volte necessaria la critica, ma l’incoraggiamento e il sostegno saranno ugualmente necessari. In altre parole l’attuale crisi è una sfida per l’intera chiesa ad andare al di là di un «ministero da crocerossina» verso un ministero di coinvolgimento e partecipazione.

 

5.3. Trasformazione di attività ecclesiastiche

La chiesa ha le sue attività specifiche: culti domenicali, culti di comunione, battesimo, scuola domenicale, funerali, ecc. Ha anche il suo modo specifico di esprimere la sua fede e il suo impegno nella forma di confessioni di fede. Tutte queste attività devono essere riformate per essere più pienamente coerenti con la fede profetica connessa al kairòs, al tempo particolare che Dio ci sta offrendo oggi. Le forze del male di cui parliamo nel contesto del battesimo devono esser chiamate per nome. Sappiamo quali sono queste forze del male oggi in Sudafrica. Anche l’unità e la condivisione che confessiamo nei nostri culti di comunione e nelle nostre messe devono esser chiamate per nome. Sono la solidarietà del popolo che invita tutti quanti ad unirsi alla lotta  per  la  pace di  Dio in  Sudafrica. Il ravvedimento che predichiamo deve esser chiamato per nome. È ravvedimento per la nostra corresponsabilità nella colpa per la sofferenza e l’oppressione del nostro paese.

Molto di ciò che facciamo nei nostri culti ha perso il suo significato per i poveri e gli oppressi. I nostri culti e sacramenti sono stati atti a rispondere ai bisogni dell’ individuo per il suo conforto e la sua sicurezza. Ora è necessario riappropriarsi di queste stesse attività di chiesa, perché servano ai veri bisogni religiosi di tutto il popolo e promuovano la missione liberatrice che Dio affida alla chiesa nel mondo.

 

5.4. Campagne speciali

Al di là e al di sopra delle normali attività è necessario che la chiesa abbia speciali programmi, progetti e campagne connessi con le particolari necessità della lotta per la liberazione in Sudafrica oggi. Ma qui bisogna fare particolarmente attenzione. La chiesa deve evitare di diventare una «terza forza», una forza tra l’oppressione e l’oppresso. I programmi e le campagne della chiesa non devono costituire un doppione di ciò che le organizzazioni del popolo già stanno facendo e - cosa ancor più importante - la chiesa non deve portare confusione nell’obiettivo, sviluppando programmi che si contrappongano alla lotta delle organizzazioni politiche che rappresentano realmente le rivendicazioni e le domande del popolo. C’è bisogno di consiglio, coordinamento e collaborazione. Abbiamo tutti lo stesso scopo, anche se abbiamo idee diverse sul significato finale di ciò per cui stiamo lottando.

 

5 .5 . Disobbedienza civile

Una volta stabilito che l’attuale regime non ha legittimazione morale ed è in effetti un regime tirannico, ne derivano alcune consenguenze per la chiesa e le sue attività. In primo luogo, la chiesa non può collaborare con la tirannia. Non può e non deve far nulla che possa apparire come una legittimazione di un regime moralmente illegittimo. In secondo luogo, la chiesa non deve solo pregare per un cambiamento di governo, deve anche mobilitare i suoi membri in ogni comunità locale, perché comincino a pensare, a lavorare e a pianificare in vista di un cambiamento di governo in Sudafrica. Dobbiamo cominciare a guardare avanti e a lavorare con certa speranza e fiducia per un futuro migliore. E infine l’illegittimità morale del regime di apartheid ha come conseguenza il fatto che la chiesa dovrà anche essere coinvolta occasionalmente nella disobbedienza civile. Una chiesa che prende le sue responsabilità seriamente in queste circostanze dovrà all’occorrenza opporsi e disubbidire allo stato per ubbidire a Dio.

 

5.6. Guida morale

La gente guarda alla chiesa, specialmente nel mezzo della nostra attuale crisi, aspettando da essa una guida morale. Per fornirla, la chiesa deve per prima cosa rendere assolutamente  chiara la sua posizione e non stancarsi mai di spiegarla e di intavolare un dialogo su di essa. In secondo luogo, deve aiutare la gente a capire i suoi diritti e i suoi doveri. Non ci devono essere equivoci a proposito del dovere morale che hanno tutti coloro che sono oppressi di resistere all’oppressione e di lottare per la liberazione e la giustizia. La chiesa scoprirà anche che a volte è necessario frenare gli eccessi e fare appello alla coscienza di coloro che agiscono in modo irragionevole e selvaggio.

Ma la chiesa di Gesù Cristo non è chiamata ad essere un bastione di prudenza e moderazione. La chiesa deve sfidare, ispirare e motivare il popolo. Ha il messaggio della speranza che ci sfida a risvegliarci e ad agire con speranza e fiducia. La chiesa deve predicare questo messaggio non solo in parole, sermoni e dichiarazioni, ma anche attraverso le sue azioni, i suoi programmi, le sue campagne e i suoi servizi di culto.

 

Conclusione

Come dicevamo all’inizio, non c’è niente di definitivo in questo documento. La nostra speranza è che possa suscitare discussioni, dibattiti, riflessioni e preghiere, ma soprattutto che possa condurre all’azione. Invitiamo tutti i cristiani impegnati ad approfondire ulteriormente questa problematica, a sviluppare la ricerca, ad analizzare i temi che abbiamo presentato e a confrontare con la Bibbia, così come noi abbiamo cercato di fare, la domanda posta dalla crisi dei nostri tempi.

Sebbene il documento suggerisca varie forme di coinvolgimento, non prescrive le azioni particolari che ciascuno dovrebbe intraprendere. Invitiamo tutti quelli che sono impegnati in questa forma profetica di teologia ad utilizzare il documento per la discussione in gruppi, piccoli e grandi, a stabilire una appropriata forma di azione, in base alla loro situazione particolare, impegnando nell’azione altri gruppi e organizzazioni.

La sfida al rinnovamento e all’azione che abbiamo qui incominciato è indirizzata alla chiesa. Ma questo non significa che riguardi solo i leaders della chiesa. La sfida della fede e del nostro kairòs attuale riguarda tutti quelli che portano il nome di cristiani. Nessuno di noi può semplicemente starsene tranquillo e aspettare che gli venga detto quello che c’è da fare da parte dei nostri leaders cristiani e da chiunque altro. Dobbiamo tutti accettare la responsabilità di agire e vivere in base alla nostra fede cristiana in queste situazioni. Preghiamo che Dio aiuti tutti noi a tradurre in azione la sfida del nostro tempo.

Noi come teologi (sia laici che professionisti) siamo stati largamente provocati dalle nostre scoperte, quando ci siamo radunati in gruppi piccoli e grandi per preparare questo documento o per suggerirvi correzioni. Siamo convinti che questa sfida provenga da Dio e sia rivolta a tutti noi. Consideriamo l’attuale crisi o kairòs come una vera visita divina.

E per finire, desideriamo anche invitare i nostri fratelli e sorelle cristiani di tutto il mondo a darci il sostegno necessario al riguardo, così da mettere rapidamente fine alle quotidiane perdite di così tante giovani vite.

Noi, firmatari, ci assumiamo solidarmente la responsabilità di ciò che è scritto in questo documento, non come dichiarazione conclusiva della verità, ma come direzione verso la quale Dio ci guida nell’attuale momento della nostra storia.

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