Koinonia Luglio 2019


Caro p. Alberto,

ti invio l’invito e la prefazione di un mio libro che verrà presentato presso l’Archiginnasio (ci sarà anche Giancarla). Come vedrai si tratta di una critica all’apparato dottrinario medico. Se vuoi potresti pubblicarlo in un numero di Koinonia. Un abbraccio fraterno 

Francesco Domenico Capizzi

 

In premessa a...

DA IPPOCRATE AL BUDGET

In Scienza e Coscienza

 

Queste pagine non intendono riscrivere una “Storia della Medicina”, ma revisionarne alcuni tratti per ricollocarla criticamente nelle varie epoche in cui si è sviluppata, soprattutto a partire dal positivismo con la rigogliosa rapida ascesa tecnico-tecnologica, sospinta dal grande fiume impetuoso ed incalzante della grande Storia dopo la seconda metà dell’800.

Le  interpretazioni e le narrazioni di ogni epoca spesso esulano dalla vita dei popoli e dai loro bisogni essenziali dando origine ad una sorta di alienazione dalla realtà. Uno scostamento dai reali bisogni di interi popoli che traspare in larga parte delle storiografie politico-socio-economiche tendenti ad attribuire al potere di singoli uomini ed oligarchie, impropriamente elevati ad unici protagonisti, l’inizio e l’esito di eventi succedutisi, eclissandone le cause e gli effetti con suggestivi proclami ed allettanti promesse in larga parte irrealizzate e che, anzi, oggi, sembrano allontanarsi dall’orizzonte.

È quanto accade nell’illustrare la trasmissione e l’applicazione accademica dell’apparato dottrinario medico, con le mirabili innovazioni apportate nei secoli, precipuamente orientato a diagnosticare ed a curare malattie in larga parte evitabili che trovano origine e crescita nelle medesime variegate pieghe della società in cui il corpus medicus vive ed opera. Si descrivono gli avanzamenti della Medicina, si illustrano le gesta dei suoi protagonisti ed i risultati conseguiti, si annunciano mete avveniristiche contro le ormai pandemiche malattie degenerative e neoplastiche trascurando le cause che le producono e l‘incertezza degli esiti ottenibili con le terapie pur molteplici e complesse.

Le ragioni di tanta indeterminazione risiedono nella collocazione culturale asimmetrica delle classi dirigenti, politiche e professionali, sempre più orientate verso un tecnicismo tecno-autocratico che assume il ruolo di entità poliedrica ed immobile nel tempo e nello spazio, perciò incapace di modificare le molteplici contraddizioni in cui si dibatte la vita quotidiana, nelle sue molteplici forme e nelle sue proiezioni future.

Intanto viene trascurato il lento e quasi impercettibile declino di ogni istanza di progresso sociale a favore di uno straordinario svettante sviluppo tecnico-tecnologico. Bisogna ammettere che perfino l’idealità di un progresso sociale, confuso con il pragmatismo economico-finanziario dello sviluppo industriale e tecnologico, si mostra in disuso nelle sedi della politica, della cultura e delle organizzazioni ed aggregazioni sociali, debole e sfocato nel raggio visuale di larga parte delle persone che vivono il nostro tempo.

Assimilato a sviluppo il termine progresso è andato dissolvendosi nel vocabolario quotidiano per la forte prevalenza, storica e contemporanea, dello sviluppo tecnico-tecnologico-autocratico sulle ragioni che ostacolano il realizzarsi di un vero progresso sociale auspicato dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, dalla Carta europea e dalle Costituzioni nazionali. Un fenomeno di eclissamento che non è ascrivibile soltanto a ragioni semantiche, ma ad una distrazione dalle fonti della conoscenza.

Non che i due concetti, sviluppo e progresso, debbano oggi trovarsi contrapposti, anzi ambedue possono contribuire armonicamente a formare e sostenere il medesimo circolo virtuoso con il centro occupato saldamente, nella coscienza e nell’agire di ognuno, dal bene comune.

In forza del suo corpus medicus, depositario di millenari codici etici e deontologici, la Medicina può assumersi il compito di contribuire a colmare la divaricazione creatasi fra progresso e sviluppo, a partire dalla promozione dell’unitarietà delle culture scientifico-tecnologica ed umanistica per giungere a concepire ogni potere esercitato nelle Istituzioni come la sommatoria di bisogni, diritti e doveri che fondano il contratto sociale di ogni Stato liberal-democratico. 

 

Francesco Domenico Capizzi                        

.

.