Koinonia Luglio 2018


* NOTA BENE * NOTA BENE * NOTA BENE  * NOTA BENE  * NOTA BENE

 

L’abbinamento di questi due articoli nella prospettiva di una “Chiesa dalle genti” non fa che evidenziare un filo conduttore unico: quello di una distinzione reale che attraversa la chiesa nella sua costituzione e nella sua storia, e che la rende duale nel suo stesso modo di essere e la fa vivere in una sana dialettica. Tutto questo trova la sua matrice appunto nella formazione di una “Chiesa dalle genti” rispetto ad una “Chiesa dalla circoncisione”.

È necessario ricordare che è qui da sempre per noi l’ipotesi di lavoro  e il criterio di discernimento che ci ha guidato nelle varie peripezie e relative riflessioni? Ancora una volta ci è dato vedere che questo criterio interpretativo serpeggia qua e là, ma alla fine non fa che suscitare nostalgia o lasciare l’amaro in bocca: nel senso che quanto si ritiene decisivo per le sorti della chiesa del futuro alla fine rimane solo una evocazione dotta, lasciando il tempo che trova.

Anche da parte nostra, del resto, tutto è rimasto a livello di proposta e di elaborazione nella illusoria speranza di provocare un confronto dialettico all’interno delle situazioni reali di una chiesa ad impronta monocratica e monocromatica, nella quale il fatto  d’essere  definita “una” è inteso più come unicità esclusiva che come unità dei diversi inclusiva. C’è da correggere la visione storica distorta e rimetterla a fuoco  su quanto la tradizione ci offre. 

Ecco come, ad esempio, si esprime il prefazio della festa dei santi Pietro e Paolo: 

“Uno principe di una fede da confessare, l’altro chiaro assertore  di una fede da comprendere; l’uno che istituisce la chiesa primitiva dal “resto di Israele”, l’altro maestro e dottore delle genti da chiamare, radunando così in modo diverso l’unica famiglia di Cristo”.

Forse è ormai tempo di dare vita e forma ad una “chiesa dalle genti”, senza aspettarsi comprensione, autorizzazioni, concessioni dalla chiesa costituita, ma sempre pronti al confronto. Il confronto è necessariamente impari, ma non a caso si trovano di fronte una chiesa della fede e una chiesa delle opere. Un chiarimento di fondo in tal senso è indispensabile, se non vogliamo rimanere sempre nel guado di una riforma incompiuta.

 

  

 

 

 

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