Koinonia Febbraio 2018


Intervista a Timothy Radcliffe a cura di Alessia Rastelli

in “la Lettura” del 21 gennaio 2018

 

LA CHIESA È APERTA

ORA DIAMOLE UNA DONNA CARDINALE

 

Teologo, biblista, domenicano, maestro generale dell’ordine dal 1992 al 2001, padre Timothy Radcliffe vive a Oxford, dove è Doctor in Divinity, il più alto titolo per uno studioso di religione.Papa Francesco lo ha nominato consultore del dicastero pontificio per la Giustizia e la pace. E della Chiesa di Bergoglio, Radcliffe è voce autorevole, coraggiosa nel calare la fede nella realtà di oggi. Come nel libro che uscirà a maggio per l’Editrice missionaria italiana, Alla radice la libertà. Come interpretare i segni dei tempi, che «la Lettura» ha visto in anteprima.

 

Radcliffe, lei ammette che «la Chiesa è spesso percepita nemica della libertà». Si può essere liberi e cristiani?

«Molti pensano a Dio come a un poliziotto che chiede sottomissione. Ma è un totale fraintendimento della tradizione giudaico-cristiana, incentrata sull’invito di Dio a vivere in amicizia con Lui e con tutti. Ogni amico degno di questo nome è però esigente e in grado di trasformarci. Idieci comandamenti sono offerti a Mosè come “amico di Dio”. E l’invito all’amicizia culmina in Gesù, che accoglie anche i reietti. Se noi accettiamo la sua amicizia, saremo trasformati. Non perché ci sottomettiamo a richieste estreme ma perché liberati in un infinito amore».

 

Il domenicano Yves Congar disse di aver amato la verità come fosse una persona. Oggi però, lei avverte, «l’idea stessa di verità è diventata vaga».

«La ricerca della verità implica il coinvolgimento con chi ha idee diverse, per arrivare a una verità più ampia. Fin da Socrate. Ma i moderni mezzi di comunicazione ci chiudono spesso dentro la community di chi la pensa come noi. Nota Jonathan Franzen: “Le voci che non si conformano restano in silenzio. E da qualunque parte tu sia, ti senti in diritto di odiare ciò che odi”. La tendenza è bollare la visione degli altri come non senso, spazzatura, assurdità. Un fallimento dell’intelligenza e dell’immaginazione».

 

Come reagisce la Chiesa?

«Ha mostrato spesso, purtroppo, la paura di ascoltare davvero chi ha visioni differenti. Ma al cuore della cristianità c’è il piacere della differenza. La verità di Gesù è rifratta in quattro Vangeli. La Bibbia abbraccia la differenza tra Antico e Nuovo Testamento. Gesù, quella più grande di tutte: tra Dio e l’umanità. La Chiesa sarà accettata come maestra solo se saremo disposti a imparare da chiunque abbia saggezza o verità da condividere».

 

Lei denuncia una «globale ritirata dalla complessità» in favore di slogan e tweet come «Brexit means Brexit» e «Make America great again». Ha votato al referendum sulla Brexit?

«Sì, per il remain. Amo la profonda varietà delle civiltà europee. Il dibattito è stato superficiale. I tabloid hanno bombardato le persone con titoli semplicistici. Molti hanno votato leave per la britannica diffidenza verso una burocrazia lontana. Più nel profondo, le grandi ineguaglianze delle moderne società fanno sì che in tanti non si sentano a casa nella loro stessa società. Non vedono un futuro e pensano di non contare nulla. Questa pena del sentirsi invisibili rinforza il rigetto dell’Ue. Ma la Brexit non risolverà la crisi esistenziale vissuta da tanti».

 

La perdita di complessità è tra le cause dei fondamentalismi? Il Papa suscitò polemiche dicendo che «nessun popolo è criminale, nessuna religione terrorista. Ci sono persone fondamentaliste in ogni religione». È d’accordo?

«Sì. I1 cuore della nostra risposta al fondamentalismo è lo studio. Sono appena tornato dall’Iraq, dove le sorelle domenicane guidano scuole con musulmani, yazidi e cristiani. Il fondamentalismo, scientifico, economico, nazionalistico, è una tentazione della modernità. Nessuna delle grandi religioni è per natura fondamentalista, tuttavia a volte è infettata da questo limite della modernità».

 

Rifiuto delle differenze e ritiro dalla complessità spiegano anche l’ostilità verso i migranti?

«Nella Bibbia lo straniero non solo è benvenuto, è una benedizione! I migranti saranno fonte di rinnovamento per la stanca e vecchia Europa. Ma non possiamo aspettarci che chi si sente straniero nel suo Paese, accolga gli stranieri. I1 benvenuto ai migranti va accompagnato da un profondo impegno per chi si sente marginalizzato, altrimenti le tensioni nelle nostre società esploderanno».

 

Al sinodo sulla famiglia, nel 2015 e 2016, la Chiesa si è chiesta come poter essere la «casa di tutti» oggi che alcuni sono divorziati e risposati, altri convivono, altri hanno partner dello stesso sesso. Lei che cosa ne pensa?

«Bisognerebbe sentirsi a casa nella Chiesa, indipendentemente dal tipo di relazione in cui si èimpegnati. Gesù ha mangiato e bevuto con tutti. Ma una buona casa è anche impegnativa. Ti invita a diventare più virtuoso, più coerente, più impegnato, più onesto. Nell’accogliere le persone, sempre frutto di storie complesse, partiamo dal dove sono e dal chi sono. Invece di vedere i divorziati e risposati come falliti, potremmo considerarli coraggiosi che non rinunciano al desiderio di un impegno per sempre. Le persone gay posseggono doni per arricchire la Chiesa e la società. Tutti siamo pellegrini in cerca della strada verso Dio».

 

Si arriverà a ordinare le donne?

«Il loro posto nella Chiesa è una delle più grandi questioni da affrontare. Centrale non è tanto l’ordinazione ma dare alle donne sia autorità sia voce. Le sante Caterina da Siena, Teresa D’Avita, Teresa di Lisieux e molte altre sono grandi teologhe. Ora, come si può inserire questa autorità nelle strutture della Chiesa? Spero ci saranno donne diacono, così che la loro voce sia ascoltata dai nostri pulpiti. E perché non una donna cardinale, come il cardinale Tobin ha suggerito?».

 

Lei dice che la pluralità della Chiesa può aiutare nell’era della globalizzazione. La struttura ecclesiastica è ancora troppo accentrata?

«Dal XVI secolo l’Europa è stata caratterizzata da una crescente cultura del controllo. Lo vediamo nell’evoluzione dello Stato moderno, che sorveglia tutti gli aspetti delle nostre vite. La Chiesa ne è stata contagiata e ha contribuito a questa cultura. Papa Francesco sta cercando di decentralizzare. Questo richiede un lasciare andare il controllo. Ma credere nello Spirito Santo è sempre un lasciare andare il controllo, perché non sappiamo in anticipo dove verremo portati. Può spaventare ma è anche eccitante!».

 

L’autrice Hilary Mantel, cresciuta come cattolica, ha detto che «la Chiesa non è più per persone rispettabili». Vatileaks, abusi. Come ritrovare fiducia?

«Gesù non ha fondato la Chiesa per “persone rispettabili”. I rispettabili del suo tempo, i farisei, furono scandalizzati dai non rispettabili che Gesù accolse. Ma questo non basta. Gli abusi sessuali da parte del clero sono orribili e la Chiesa deve chiaramente mostrare che li affronta con onestà, con pentimento e con la determinazione di essere un posto supremamente sicuro per le persone vulnerabili. Dobbiamo essere franchi sui nostri fallimenti. Pietro rinnegò Gesù. E i Vangeli non lo nascondono. Un’altra sfida è capire il perché degli abusi. Abbiamo bisogno dei migliori psicologi, in modo da impedire che possa riaccadere».

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