Koinonia Febbraio 2018


IL GIOCO DELLE ILLUSIONI

 

Le candidature non sono state ancora annunciate ma la campagna elettorale è ormai partita alla grande. Ogni giorno i giornali e le tv ci bombardano con dichiarazioni dei vari leader che ci promettono di tutto e di più. Chi vuole dare un reddito a tutti i cittadini che non ce l’hanno, chi vuole alzare le pensioni minime a 1.000 euro, chi vuole abolire il canone Rai, chi vuole abolire la Fornero, chi vuole abolire i disoccupati, chi vuole abolire gli immigrati, chi vuole abolire la tassa sui cani, etc.

 

È stato calcolato che per realizzare quanto viene promesso occorrerebbero circa duecento miliardi extra all’anno, che non potrebbero certo arrivare dal gettito fiscale perché nessun partito promette di aumentare le tasse, o di introdurre la patrimoniale o qualche altra forma di prelievo sulla ricchezza prodotta. Gli italiani sono abbastanza vaccinati (anche i no vax) per non fidarsi di questo diluvio di promesse e l’esperienza insegna che le promesse dei politici sono le classiche promesse da marinaio.

 

Il problema vero è che sul mercato della politica, come su tutti gli altri mercati, il consumatore è guidato dalla pubblicità. Sono le agenzie pubblicitarie che studiano le aspettative del consumatore e suggeriscono ai politici i temi che risultano più graditi alle orecchie dell’elettore, fermo restando che il giorno dopo le elezioni niente impedisce ai partiti di mettere da parte gli articoli che avevano sedotto gli elettori e passare ad altro. Il partito politico per vendere il suo prodotto ha bisogno di una confezione attraente che induca il consumatore a scegliere sugli scaffali dell’offerta politica un prodotto piuttosto che un altro.

 

Il maestro in questo gioco è indubbiamente Silvio Berlusconi che, avendo realizzato che la tassa più odiata dagli italiani era l’ICI, la tassa sulla casa, incentrò la campagna elettorale del 2008 sulla promessa di abolirla, surclassando in questo modo gli avversari. Un altro tema sul quale il centrodestra si giocò la campagna elettorale del 2008 fu la sicurezza. Mentre il balzello sulla casa esprimeva un problema reale che gravava su milioni di persone, la paranoia della sicurezza fu creata ad arte, gonfiando l’informazione sui fatti di cronaca al punto da creare un diffuso sentimento di insicurezza, pur in presenza di una netta flessione della criminalità reale, documentata dalle statistiche giudiziarie. Tuttavia poiché si trattava di una mera illusione, quando si trattò di attuare il programma per incrementare la sicurezza degli italiani, l’unica cosa che seppe inventarsi il Ministro Maroni furono delle misure persecutorie nei confronti dei poveri, come il registro dei senza casa, ed altre amenità che non potevano aumentare nemmeno di un briciolo la sicurezza degli italiani, ma incidevano su diritti inviolabili, come il divieto di contrarre matrimonio, che per questo fu spazzato via dalla Corte costituzionale.

Anche in questa campagna elettorale, al di là delle promesse, alle quali si può più o meno credere, il consenso si gioca costruendo delle illusioni. Quando alcune forze politiche calano sul tavolo l’asso della promessa di immigrazione zero, creano due grandi illusioni, la prima è che in Italia sia in atto un’invasione di immigrati, la seconda è che un fenomeno che deriva da cause internazionali (in primis guerre e dittature) possa essere risolto con provvedimenti di cortile. In realtà sono ben altri i problemi che riguardano la vita degli italiani.

 

Le forze politiche dovrebbero occuparsi e fornire delle ricette per l’ambiente, l’occupazione, la qualità del lavoro, la salute, il mantenimento dello Stato sociale, l’istruzione, la difesa dei beni pubblici, l’equità fiscale. etc. Sono questi i problemi reali che dovrà affrontare il Governo del nostro paese e su questi problemi dovrebbe misurarsi il consenso alle forze politiche. In Germania negli anni ‘30 del secolo scorso un partito politico costruì il proprio consenso elettorale facendo credere ai cittadini che il vero problema erano gli stranieri (cioè gli ebrei), che dovevano essere neutralizzati. Sappiamo com’è andata a finire.

 

Domenico Gallo

 

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