Koinonia Gennaio 2018


La voce di Frei Betto

 

FRANCESCO CHIEDE LA CHIESA FUORI DALLE CHIESE

 

La settimana passata, a Nova Iguaçu (RJ), operatori pastorali, membri delle Comunità Ecclesiali di Base, seguaci della Teologia della Liberazione, del Movimento Fede e Politica e dei movimenti sociali, si sono riuniti per approfondire la proposta di Papa Francesco di “una Chiesa in uscita”.

È diminuito il numero di cattolici in Brasile. Una ricerca di Datafolha, nel dicembre 2016, constatò la riduzione di 9 milioni di fedeli in due anni. In quella data appena il 50% degli intervistati si dichiaravano cattolici. 

Papa Francesco è cosciente della crisi del cattolicesimo. Per questo ha proposto una “Chiesa in uscita”. Questo significa rompere i muri clericali che rinchiudono la Chiesa nei templi; rendere più flessibili le leggi canoniche (per esempio ammettendo il rientro dei divorziati); e modificare i parametri ideologici (che considerano il cattolicesimi connaturale al capitalismo). 

Questo progetto si scontra con la “restaurazione identitaria” o, come dice il teologo e mio cugino João Batista Libanio, “il ritorno alla grande disciplina”, difesa da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Propongono la lettura dei documenti del Concilio Vaticano II alla luce del Vaticano I; il predominio del Diritto Canonico; il Catechismo della Chiesa cattolica, il discredito delle Comunità Ecclesiali di Base; l’accettazione della liturgia tridentina; la valorizzazione dei movimenti  papisti; la diffidenza nei confronti della società (ritenuta relativista e nichilista)

 Secondo il progetto di “restaurazione identitaria”, compito della Chiesa è di salvare le anime. Per “una Chiesa in uscita” è liberare l’umanità dalle ingiustizie e dalle disuguaglianze. Le persone si salvano salvando l’umanità da tutto quello che impedisce di essere una grande famiglia di figli e figlie di Dio. Da ciò la proposta di Francesco di incentivare i movimenti sociali e lottare per le tre T: terra - teto - trabalho (terra - casa - lavoro).

Il primo progetto chiede una chiesa centrata sulla liturgia e sui sacramenti, sulla nozione del peccato, sulla sottomissione dei laici al clero. Guarda con nostalgia ai tempi nei quali la Chiesa Cattolica dettava la morale sociale; meritava la riverenza dello Stato, che la ricopriva di privilegi; e, oggi, i suoi seguaci si sentono infastiditi di fronte alla secolarizzazione della società ed all’avanzare della scienza e della tecnologia. 

Ora, quanti giovani battezzati nella Chiesa Cattolica, si preoccupano oggi della nozione del peccato? Quanti temono di andare all’inferno dopo la morte? Quanti si preservano vergini sino al matrimonio?

Il progetto di Francesco è quello di una chiesa decentrata da se stessa e centrata sulle grandi sfide del mondo attuale: preservazione della natura; lotta all’idolatria del capitale; dialogo tra le nazioni; accoglienza ai rifugiati; misericordia alle persone; protagonismo dei movimenti popolari; centralità evangelica nei diritti dei poveri e degli esclusi.

Benedetto XVI si dimise per aver riconosciuto il fallimento del progetto di “restaurazione identitaria”, ancora appoggiato da un notevole numero di vescovi, sacerdoti e religiose, contrari agli orientamenti di papa Francesco, che alcuni criticano apertamente. 

Il nuovo modo di esser cattolico, proposto da Francesco, corrisponde a quello che diceva San Domenico, fondatore dell’Ordine religioso a cui appartengo: “II grano ammucchiato ammuffisce, seminato fruttifica”. Uscire dalla sacrestia verso la società; affrontare il mondo come dono di Dio; scoprire la presenza dei valori evangelici in persone e situazioni sprovviste di fede o di religiosità; cercare il dialogo ecumenico ed interreligioso; stare meno nella Chiesa per diventare più presenti nel Regno di Dio - categoria che, nelle parole di Gesù, si contrappone al regno di Cesare, e significa un mondo nel quale la pace sia il frutto della giustizia, e non dell’equilibrio delle armi. 

La meta è un Regno di Dio nel quale “Dio sarà tutto in tutti” come dice l’apostolo Paolo (I Corinzi 15, 28). Il cammino per raggiungerlo include i movimenti sociali, le istituzioni della società, gli strumenti politici. E la Chiesa funziona come un “distributore di benzina” per rifornirci della fede e della spiritualità capaci di stimolarci come militanti di una grande utopia - il mondo che Dio chiede perché i suoi figli e le sue figlie possano vivere con dignità, libertà, giustizia e pace.

 

Frei Betto

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