DIARIO DI UN VIAGGIO IN TANZANIA (III)


16 agosto
Si parte definitivamente da Kipengere alla volta di Ichwachanya, parrocchia che comprende 44 villaggi, situata in zona luterana (il centro del luteranesimo è Njombe, una delle città principali della Tanzania Sud-Ovest), ove i cattolici sono in proporzione variabile dal dieci al venti per cento. Anche qui i missionari e le suore devono essere per necessità (o "per supplenza") dei piccoli "managers" e dedicarsi per buona parte del tempo ad attività sociali: visitiamo il dispensario, la maternità e l'ospedale (anche qui imperversati flagello dell'AIDS); poi diamo uno sguardo alle scuole professionali di cucito e di falegnameria, non statali ma riconosciute dallo Stato, che sono quasi autonome finanziariamente, poiché gli allievi coltivano campi ed allevano bestiame, e vendono parte dei prodotti del loro lavoro.
A Makoga visitiamo poi una scuola secondaria finanziata dai genitori degli allievi (il governo dà minimi contributi), con 140 studenti divisi in quattro classi, che si vorrebbe trasformare in "college", costruendo la casa per gli studenti, ma i mezzi sono tanto scarsi... Nella regione di Iringa vi sono soltanto tre secondarie statali, per cui si rendono necessarie queste scuole "private". Qui lavorano otto professori (tra cui una volontaria inglese), e le lezioni si svolgono per cinque giorni alla settimana, otto ore al giorno; le materie sono dieci, insegnate in gran parte in inglese: solo la religione, la politica (la nostra educazione civica) e naturalmente il kiswahili sono insegnati nella lingua ufficiale del Paese. Poiché i posti nelle secondarie sono limitati, si scelgono i migliori allievi delle primarie, ed essi frequentano un ciclo di quattro anni; una parte di loro seguirà un corso successivo di due anni, terminato il quale vi sarà chi frequenterà l'Università e chi sceglierà di diventare funzionario statale.
"Baba Camillo" e i professori della scuola ci hanno rivolto un appello affinché aiutassimo questa istituzione, bisognosa di materiale didattico (in modo particolare di quaderni, essendo la carta molto cara). Se qualche lettore volesse inviare un'offerta, la può indirizzare a:

NDDT
MAKOGA SECONDARY SCHOOL
P.O.BOX 230 NJOMBE
(Tanzania)

oppure specificando che si tratta della scuola secondaria di Makoga, può indirizzare a:

MISSIONI CONSOLATA
CORSO FERRUCCI 14
10138 TORINO

Njombe, oltre ad essere centro commerciale (vi è un grande mercato), è il capoluogo della zona luterana. Ho notato più volte che la tolleranza e lo spirito ecumenico non sono sempre presenti tra i missionari cattolici, ma mi si dice che la situazione è la stessa da parte protestante: cattolici e luterani sono abbastanza ignoranti di che cosa credano i "fratelli separati", e da parte cattolica si dà il caso - o quasi - che si confondano i protestanti con le sette (cosa che del resto capita anche da noi). ognuno crede di possedere la verità, per cui non gli interessa che cosa pensi l'altro. Questa ristrettezza spirituale mi rattrista, ma devo riconoscere che anche in Italia e anche in occidente molti ambienti restano impermeabili all'ecumenismo, a trent'anni di distanza dal Concilio.
Per la via vediamo delle corriere stracariche, con gente sul tetto, come da noi prima della guerra e appena dopo la guerra. E a Makambako, ove facciamo sosta prima di trasferirci a Iringa,apprendiamo che vi è stato uno scontro tra un camion e una corriera che ha causato numerosi morti.

17 agosto
Viaggiando tre ore su una pista, attraverso una zona desertica, isolata e naturalmente poco popolata, si giunge a Pawaga, centro di una zona ove è forte la presenza degli islamici e delle sette, e ove i cattolici sono all'incirca il 20%. Dopo la visita dell'asilo, del dispensario e della scuola di falegnameria della missione, siamo accolti dagli allievi delle scuole elementari statali che improvvisano in nostro onore delle danze al ritmo dei tamburi. Poi si parte per incontrare, nelle vicinanze, alcuni Masai, appartenenti alla principale tribù nomade del Paese: intorno alle capanne vi sono anziani o donne, poiché gli uomini validi sono al pascolo. Dicono che sia una bella razza, e certo sono longilinei, ma hanno orecchie infibulate e deformate e anche le donne sono rasate: per questo sono lungi dall'affascinarmi... Ne vedremo diverse nei giorni successivi sulle arterie principali e nei negozi di Dar es Salaam ove offrono - a un prezzo relativamente alto - degli oggetti di metallo lavorato a mano e delle collane e dei bracciali di pietruzze colorate. Pare infatti che siano ormai giunti ad uno stadio avanzato di sedentarizzazione.

18 agosto
Ci tocca fare una lunga trasferta da Iringa a Dar es Salaam: è la via dell'andata, ma la si percorre in un giorno, anziché in due. E 500 chilometri con queste strade e con questo pullman sono davvero un'impresa...
Non c'è nulla che sia degno di nota, se si eccettua il furto di alcune banane, durante la sosta volante al parco di Mikumi, ad opera di un babbuino, che poi le sbuccia e le mangia con una velocità incredibile, ed è tanto il divertimento da far dimenticare il danno...
Il Bahari Beach Hotel è situato in riva a un bellissimo mare, e mentre sto per prendere sonno mi pare che il rumore delle onde mi culli e mi sospinga verso un luogo incantato ove i corpi non hanno più peso e diventano lievi come le nuvole.

l9 agosto
Essendo a Dar es Salaam per lo "shopping" di fine viaggio, ne approfitto per recarmi alla missione di Kigamboni, situata su una lingua peninsulare, cui si accede mediante traghetto, in pochi minuti di navigazione. Come altrove nella Tanzania, incontriamo dei giovani volontari venuti a prestare la loro opera (ne abbiamo visti di "Mani Tese", di "Sviluppo e Pace", di "Africa oggi", etc.). E' diverso il paesaggio, davvero equatoriale, ma è diversa anche la situazione. La parrocchia conta 70.000 abitanti, e si trova in zona islamica: i cattolici sono 5.000, i protestanti 2.000, poi vi sono degli appartenenti alle sette e numerosi animisti.
Il parroco ci dice che qui, come nel resto della Tanzania, solo i figli dei cattolici praticanti sono battezzati in tenera età; negli altri casi il sacramento viene amministrato dopo due anni di catecumenato. Inoltre sono molto frequenti le conversioni di adulti.
Quello che invece è caratteristico di questa zona è il fatto che le donne sono più evolute che altrove (sono della "cittadine" e non delle "paesane"...). Questa autonomia si nota anche a proposito della pratica religiosa: quelle che vogliono venire in chiesa non hanno bisogno di permessi, mentre - ove la tradizione è più rigorosa - sono i maschi (mariti, padri, fratelli) che devono essere consenzienti. Dopo quest'incursione ritorno al centro della città e mi immergo nel simpatico caos del mercato all'aperto, per gustare un bagno d'Africa e di folla. Poi visitiamo anche il mercato coperto, una delle più belle costruzioni della città, a tre piani: sotterra vi è una specie di mercato generale, sporco e puzzolente; il pianterreno è una specie di enorme bazar (o di un suk medio-orientale), con un fortissimo odore di spezie, gradevolissimo; e in alto vi è il grande bar, come negli aeroporti.
Il centro storico un tempo era abitato soprattutto da indiani, che svolgevano le attività commerciali; gli indigeni risiedevano nell'attuale periferia, che prima era aperta campagna; gli inglesi - e in genere gli europei - si trovavano ancora più distanti, nelle zone residenziali. Con il forte aumento della popolazione cittadina è ovvio che tali compartimentazioni non potevano reggere. Resta il fatto che il commercio è ancora dominato dagli indo-pakistani.

20 agosto
Ci imbarchiamo di prima mattina sull'aereo. Padre Lorenzini avverte subito dei dolori al torace, e si pensa che si tratti di una complicazione bronco-polmonare, per cui si è incerti se farlo discendere a Gedda; ma poi si riprende (o almeno così pare), lo visitano dei medici che sono a bordo e altri che salgono durante lo scalo. A Zurigo sembra ristabilito, a Milano si dimostra addirittura vivace: ci salutiamo, ed egli parte con due confratelli venuti da Torino; ci diranno che è molto loquace durante il tragitto, ma prima di Novara si accascia, stroncato da un infarto. E' morto sereno, dopo aver rivisto la "sua" Africa: durante il ritorno, anzi, rimpiangeva di non essersi sentito male un giorno prima, così noi saremmo partiti ed egli sarebbe rimasto laggiù.
Il diario che termino vuol essere anche un omaggio alla sua memoria.

Ettore De Giorgis
(3.fine)



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