ILLUMINA LA VETRATA DELLA TUA UNICA CHIESA

 

 

O Cristo, che sei morto con le braccia spalancate,

onde poter stringere e riunire

tutti i figli di Dio dispersi,

ferisci il nostro cuore perché arda di passione per l’unità.

 

O Cristo, richiamo e sussurro del Padre,

desiderio ardente dello Spirito,

volgi senza sosta le nostre comunità

verso la luce del tuo Vangelo,

concedi a noi quell’umiltà gioiosa

che, piena di meraviglia, accoglie in ogni uomo

ogni scintilla della tua verità,

ogni barlume della tua santità.

 

O Cristo, che sei vita e risurrezione,

apri gli occhi del nostro cuore agli splendori

dell’uomo unificato, trasfigurato, divinizzato dal tuo spirito

- quest’icona di Dio che cantano i nostri fratelli ortodossi.

 

O Cristo, che sei la Parola del Padre,

apri gli occhi del nostro cuore alla gratuità della tua grazia

che salva l’uomo giustificato dalla fede

- questo figlio adottivo che cantano i nostri fratelli protestanti.

 

O Cristo, sacramento della salvezza,

apri gli occhi del nostro cuore ai segni della tua presenza

nella vita dei credenti

- questi testimoni della tua Incarnazione che cantano

i nostri fratelli cattolici,

illumina dall’interno la ricca vetrata

della tua unica chiesa

perché appaia l’armonia luminosa

dei suoi colori nella loro diversità.

Amen

 

Michel Hubaut

  

 

           

COMMENTO E GUIDA ALLA LETTURA

 

La preghiera-poesia di Michel Hubaut (più preghiera che poesia...) è riportata nel numero 54 di “Actualité religieuse dans le monde” (15 marzo 1988), ed è ripresa da “Ecoute Seigneur ma prière", raccolta di preghiere antiche e recenti ad opera di Jean-Pierre Dubois-Dumée (ed. Desclée de Brouwer).

Più che una traduzione, si è presentata qui una trasposizione letterale, tanto il testo è facile dal punto di vista lessicale, come si addice ad una preghiera che voglia essere azione liturgica più che intima contemplazione misterica. Forse soltanto il francese permette una tale traslitterazione: la sua lucidità cartesiana è qui davvero trasparente, la scorrevolezza è ritmata secondo norme quasi geometriche.

La “trasparenza" è divenuta in questi tempi una parola alla moda. Ma non dovremmo dimenticare che essa - ben prima di divenire pasto dei mass-media - è una virtù cristiana essenziale. La “parrhesia” (il parlar chiaro e franco) caratterizza i primi cristiani; la limpidità dello sguardo è richiesta da Gesù (se l'occhio è torbido, ossia motivo di scandalo, meglio è buttarlo). Le grandi vetrate gotiche raffigurano tale trasparenza: attraverso di esse penetra la luce del sole, simbolo della luce di Dio che penetra nell'intimo degli uomini e ne scruta le reni ed i cuori.

Le cinque strofe della preghiera iniziano con la stessa invocazione al Cristo, come si addice all'impostazione della teologia occidentale, che da sant'Agostino in poi è caratterizzata dal cristocentrismo. Ma è evidente l'inscindibilità e l'interpenetrabilità dei due grandi misteri della fede cristiana, quello del Dio-uomo e quello della comunione trinitaria, poiché le tre Persone sono costantemente evocate. Pertanto risulta ben riuscita la sintesi dei due approcci teologici, quello cristocentrico-occidentale e quello trinitario-orientale.

Si fanno chiaramente risaltare le tre grandi "tendenze" o “mentalità” cristiane, di ognuna delle quali è posto in rilievo un aspetto caratterizzante, che è una ricchezza per le singole Chiese e che - in quest’era di ecumenismo che bene o male viviamo tutti - è divenuto una ricchezza dell'unica Chiesa di Cristo.

Ma se noi cattolici ci sentiamo già in qualche modo un po' protestanti ed un po' ortodossi (e lo stesso vale per i cristiani non cattolici), questa fratellanza vera ma non ancora totale deve accendere in noi una passione bruciante, ansiosa, frenetica per l'unità piena. E questa preghiera vorrebbe appunto confermarci e stimolarci in tale attesa fidente e attiva.

 

Ettore De Giorgis




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