NOI
ECUMENICI E NON-CLERICALI
Un giorno si saprà con
più verosimiglianza il perché dell'attacco de "Il Sabato" a Lazzati.
Perché è strana tanta virulenza contro un avversario defunto. E per questo io
sospetto che si volesse colpire un altro bersaglio: il cardinal Martini, che di
Lazzati era un estimatore e che intitolò a lui le scuole di iniziazione alla
politica di cui si è fatto promotore a Milano.
E' un'ipotesi che poggia
su due fondamenti: a) il basso livello culturale della polemica, che
all'approfondimento critico preferisce l'unilateralità partigiana; b) la gran
pubblicità che ad essa ha dato il "Giornale", quotidiano sospettoso
nei confronti delle aperture conciliari e post-conciliari, di cui il cardinal
Martini è oggi il più prestigioso
esponente nella gerarchia italiana. E forse vi è pure un desiderio di rivalsa
contro di lui, che nel recente Sinodo sui laici aveva fortemente criticato
l'attitudine elitaria e secessionista dei "movimenti", in primo luogo
di quello di cui don Giussani è il gran patrono.
Detto questo (per
indicare subito da che parte mi colloco nello scontro tra le due anime del
cattolicesimo italiano, perché qualche successivo spunto critico non sia
all'origine di malintesi), mi pare tuttavia positivo che le due tendenze (e se
sono più di due tanto meglio) si confrontino tra loro in una polemica che ha
però da essere civile e caritatevole, poiché se è vero, come dice Agostino, che
deve esserci libertà negli argomenti opinabili, non si deve tuttavia
dimenticare la conclusione della sua sentenza, ”in omnibus caritas”. Abbiamo
tante volte stigmatizzato l'uniformismo ed il servilismo di tanta parte del
laicato per cui non ci scandalizzeremo certo di tale polemica, che può essere
motivo di arricchimento reciproco.
Ma non mi è piaciuto che
gli amici e i discepoli di Lazzati si siano rivolti ad un tribunale
ecclesiastico per tutelare l'onore e la dignità di un pur degno maestro, che si
tutela da solo. Si è criticato spesso lo spirito di chiusura del Codice di
Diritto Canonico (anzi, ai tempi dell'opposizione alla “Lex fundamentalis” si è
contestato il concetto stesso di diritto canonico), per cui non approvo che ci
si serva di esso quando si pensa che esso possa darci ragione.
In tal modo, infatti, il
dibattito si clericalizza e si de-laicizza. Ora, dare in un contenzioso “de
temporalibus” una delega ai chierici (siano pure i chierici illuminati della
diocesi di Milano) perché decidano in un settore in cui i primi attori sono i
laici, ed in cui anche i laici dovrebbero essere i giudici, significa accettare
- sia pure inconsapevolmente, ma non per questo meno imprudentemente - la tesi
della minorità dei laici, su cui si fonda ogni clericalismo, ieri come oggi, in
Italia come all'estero.
Io sono convinto che
l'attacco di “Comunione e Liberazione” vada ribattuto con fermezza, ma in altra
sede (vi sarà pure una stampa cattolica “indipendente” nel nostro Paese... ) e
per altre motivazioni.
Innanzitutto non ci si
deve stancare di insistere con forza su un postulato essenziale: non sono
eventuali scelte politiche, opinabili e relative, che possono dare una patente
di monopolio cristiano (o cattolico, se si vuole) all'una o all'altra delle
parti impegnate nel contenzioso. La politica è dappertutto, ma non è tutto,
diceva Mounier. E soprattutto per un cristiano.
C'è invece una questione
più insidiosa, ed è l'interpretazione riduttiva (se non distorta) del Concilio
che pare emergere dalla polemica de "Il Sabato". Anche qui, però,
occorre essere nello stesso tempo lucidi ed onesti: l'interpretazione minimale del
Concilio può essere contestata, perché nel Concilio vi era pure una minoranza,
di cui pare che “Comunione e Liberazíone" sposi in genere le tesi. E ciò è
legittimo, a condizione che si ammetta di stare da questa parte della
barricata.
Vi è infine - ed è
quello che soprattutto mi interessa - uno spirito anti-ecumenico evidente, che
si esprime nella qualifica dispregiativa di “protestante" conferita a
Lazzati e a tanti esponenti laici del rinnovamento conciliare e post-conciliare
in Italia. In quest'ultimo quarto di secolo il cattolicesimo ha accettato molti
apporti provenienti dalle altre Chiese cristiane, e queste a loro volta si sono
aperte a suggestioni provenienti dal cattolicesimo. E' questa la sana “via
ecumenica", a meno di ridurre l'ecumenismo alla vecchia teoria del
“ritorno”... Ora, la posizione di “Comunione e Liberazione" va contro un
documento conciliare, nonché contro l'atteggiamento
della Chiesa cattolica
inaugurato da Paolo VI e proseguito durante il decennio di papato di Giovanni
Paolo II, il quale a più riprese ha affermato l'impegno della Chiesa romana nel
cammino verso l'unità delle Chiese cristiane. Sotto questo aspetto,. pertanto,
il settimanale di “Comunione e Liberazione" pare essere più prossimo alle
posizioni di Mons. Lefebvre che a quelle del Pontefice.
Ettore De Giorgis