QUANDO  SOPRAGGIUNGE L’INATTESO (II)

 

2 – FASCINO DI BARCELLONA

 

 

Dopo un riposo quanto mai necessario e gradito e dopo un sobrio pasto (qui si mangia molto tardi, a metà giornata come alla sera), inizio la visita alla città, o meglio al centro storico, che è l'unica cosa che mi interessa dal punto di vista artistico. Per dare un'idea di che cosa sia il "Barrio Gotico", immaginatevi una nostra città del Centro Italia che abbia conservato la sua struttura medievale e situatela nel cuore di una città moderna. Sotto questo aspetto Barcellona è simile a Milano, ed a nessun'altra città italiana.

La cattedrale è un capolavoro del gotico catalano: io ci sono ritornato molte volte nei pochi giorni passati qui, e questa visita mi ha ripagato almeno in parte delle traversie del viaggio. Meriterebbe la pena di venire fin qui anche se non si andasse a vedere altro.

Nel chiostro vi è una lapide che ricorda i 930 sacerdoti, religiosi e religiose, nonché i molti fedeli laici, uccisi durante la guerra civile del 1936-1939. Noi che ci siamo sempre professati anti-franchisti non possiamo e non dobbiamo tacere questi misfatti della sinistra spagnola, che le alienarono molte simpatie: è troppo comodo giustificare questo anticlericalismo brutale considerandolo una reazione al clericalismo. E' un fatalismo inaccettabile e idiota. Ma pare non si sia capita la lezione della storia: oggi i laicisti, sia pure in modi blandi, si cimentano in Spagna e altrove in una lotta anticlericale anacronistica. Perché clericalismo e anticlericalismo sono accomunati da uno stesso atteggiamento di infantilismo teorico.

Dappertutto nella città c'è aria di festa. Un Natale consumistico, come noi spesso usiamo dire? Certo. Forse tuttavia si esprime anche una ricerca di qualcosa di diverso, un bisogno di doni e soprattutto di affetto. Natale è sempre stata una festa popolare, non esente quindi da ambigua paganità: oggi l'idolatria delle cose e del corpo superalimentato si esprime con più intensità, ma restano dei segni, sia pure tenui, di una novella di salvezza: i Babbi Natale (i Santa Klaus della tradizione anglosassone) e le collette per tanti indigenti, le dolcissime musiche natalizie inglesi, gli auguri, le "bonas festes" luminose, che richiamano in qualche modo l’annuncio della Santa Notte: "pace in terra agli uomini che Dio ama". Paolo calò il discorso cristiano nel mondo pagano del suo tempo; ora si tratta di compiere un'operazione non dissimile. Il compito è immane: ma ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio.

Alle sette e mezzo del mattino del 24 dicembre la città è deserta. Il traffico non inizia prima delle nove, e si fa sempre più intenso, non meno che nelle nostre città. Però qui è più scuro e la prima mattina è più fredda, anche perché c'è vento, ed alle dieci si vede ancora in cielo la luna sbiancata. Siamo più ad occidente, e la giornata ha ritmi diversi.

Sono stato alla Messa delle otto in Cattedrale, tanto simile alle prime Messe cui partecipavo tanti anni fa: vi è un prete anziano che salmodia alla vecchia maniera, ossia in modo incomprensibile; vi è un uomo che si inginocchia e strascicando in mezzo alle file dei fedeli giunge all'altare per la comunione, vi è una donna che pare un po' invasata (deve appartenere a qualche movimento revivalista), bacia con forza il crocifisso del rosario e prega con le braccia ostentatamente aperte; vi è pure una giovane donna che guarda tutt'intorno e che forse è "ebete", ubriaca o drogata. Tutti gli altri però sono normali ... Vi sono molte candele accese (vedo anche un giovane ed una giovane che ne acquistano), e lo stesso sarà a tutte le Messe ed in tutte le chiese che visito. Ciò manifesta un indubbio atteggiamento devozionistico, ma soltanto perché lo si fa per abitudine, dal momento che il gesto in sé ha un senso teologico profondo, che l'Oriente cristiano ha conservato vivace e vitale: esso significa che noi siamo illuminati da Cristo ed uniti alla sua luce.

Più tardi, attraverso l'imponente "Paseo de Gracia", mi avvio verso la parte moderna della città. Il "paseo" (in catalano "passeig") è una caratteristica delle città mediterranee, ed in particolare di Barcellona, che sanno unire all'attività una certa indolenza, o meglio una gioia di vivere. E poi imbocco l'Avenida Diagonal, che traversa il centro finanziario di Barcellona (il centro culturale, invece, è costituito da piazza Cataluna, dai Ramblas e dal "Barrio Gotico"): un tempo essa si chiamava Avenida Generalissimo Francisco Franco, e sboccava in piazza Calvo Sotelo (altro nume tutelare dell'antico regime), ribattezzata piazza Francesco Macià. dal nome di un presidente della Generalitat, ossia del Parlamento regionale catalano, morto nel 1933. E mi viene da pensare: "sic transit gloria mundi".

Oggi è stata una giornata di contatti proficui. Ho parlato con Rosario Bofill, redattrice capo de "El Ciervo", che non vedevo da tanti anni, che ha una posizione chiaramente socialista e moderatamente autonomista; mi ha chiesto dell'Italia, di cui legge le notizie sul "Regno" e su "Rocca", mi ha dato un numero della rivista su cui avevo scritto un articolo su Padre Pellegrino (io lo riceverò soltanto qualche mese dopo, a causa del nostro disservizio postale), e mi chiede altre collaborazioni, sulla politica e sulla Chiesa in Italia, sul rapporto tra cristiani e cultura. E' giustamente orgogliosa che le sue quattro figlie abbiano mantenuto la fede pur crescendo in una società che si scristianizza. Credo che sia una straordinaria soddisfazione per una madre cristiana.

Nel pomeriggio incontro all'arcivescovado un giovane sacerdote, don Salvador Pié, addetto ai problemi scolastici, il quale fra l'altro parla molto bene l'italiano. E' più moderato di Rosario Bofill, ma è pur sempre aperto ed equilibrato. Il suo giudizio sul socialismo è assai cauto, e non può essere diversamente, dato che egli vive in prima persona il difficile rapporto tra la Chiesa e lo Stato spagnolo a proposito dell'insegnamento religioso.

 

Ettore De Giorgis

(2. continua)




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