I CRISTIANI DISUNITI

IL  PECCATO DELLA CHIESA

 

 

L’Ottavario di preghiera per l'unità delle Chiese cristiane ci suggerisce una breve riflessione su alcuni punti: sul periodo in cui la Chiesa era una; sulle cause della disunione; sulle parti di verità che le Chiese, pur separate, hanno conservato; sulla coscienza, che va sempre più diffondendosi, della necessità della ricomposizione dell'unità ecclesiale.

Le prime comunità cristiane erano unite, eppure diverse: già prima di Paolo gli Atti degli Apostoli annotano la presenza di qualche contrasto tra i cristiani di origine ebraica e quelli di tradizione greca, cui apparteneva Stefano: "Intanto in Gerusalemme cresceva il numero dei discepoli e accadde che i credenti di lingua greca si lamentarono di quelli che parlavano ebraico: succedeva che le loro vedove venivano trascurate nella distribuzione quotidiana dei viveri. I dodici apostoli allora riunirono il gruppo dei discepoli e dissero: 'Non è giusto che noi trascuriamo la predicazione della Parola di Dio per occuparci della distribuzione dei viveri. Ecco dunque, fratelli, la nostra proposta: scegliete fra di  voi sette uomini, stimati da tutti, pieni di Spirito Santo e di saggezza, e noi affideremo loro questo incarico. Noi apostoli, invece, impegneremo tutto il nostro tempo a pregare e ad annunziare la Parola di Dio" (Atti 6,1-4).

Con l'attività di Paolo tra i pagani la tensione tra unità e diversità si fece più acuta. Vi erano contrasti all'interno di singole Chiese, specie a Corinto: "Purtroppo alcuni della famiglia di Cloe mi hanno fatto sapere che vi sono litigi tra voi. Mi spiego: uno di voi dice: 'Io sono di Paolo’; un altro:

'Io di Apollo’: un terzo sostiene: 'Io sono di Pietro'; e un quarto afferma: 'Io sono di Cristo’. Ma Cristo non può essere diviso! E Paolo, d'altra parte, non è stato crocifisso   per voi. E nessuno vi ha battezzato nel nome di Paolo" (1 Cor 1,12-13). I diverbi riguardano pure i giudeo-cristiani di Palestina e le Chiese fondate da Paolo, come si rileva dal così detto "Concilio di Gerusalemme", e soprattutto dal rimprovero a Pietro: "Quando però Pietro venne ad Antiochia, io mi opposi a lui apertamente, perché aveva torto. Prima infatti egli aveva l'abitudine di sedersi a tavola con i credenti di origine pagana; ma quando giunsero alcuni che stavano della parte di Giacomo, egli cominciò a evitare questi che non erano ebrei e si tenne in disparte per paura dei sostenitori della circoncisione” (Gal 2,11-12).

L'unità nella fede, comunque, prevale sempre sulle diversità teologiche e cultuali, come testimonia la colletta per le Chiese palestinesi: "Ora, se volete partecipare.alla colletta per i nostri fratelli di Gerusalemme, seguite anche voi le istruzioni che ho dato alle comunità della Galazia. Ogni domenica, ciascuno di voi, secondo le sue possibilità, metta da parte quel che è riuscito a risparmiare e lo conservi a casa sua. Così quando verrò da voi, non ci sarà più bisogno di fare una colletta" (1 Cor 16,1-2).

Se nei secoli successivi questa unità tra Chiese-sorelle sì infranse, ciò è in primo luogo da imputarsi al peccato della Chiesa, ed in particolare al peccato degli uomini chiamati a reggere le singole Chiese. Malgrado ciò, ognuna di queste ha conservato parte della verità: più esattamente, ogni chiesa ha conservato più di altre certi aspetti fondamentali del cristianesimo, ed in questo tempo di ecumenismo ha fatto partecipi le altre Chiese di questa sua fedeltà. Hans Kung ci mette in guardia contro lo spirito settario: "La 'specialità' dei cattolici è il Papa. Ma in questo non sono soli. Anche gli ortodossi della Chiesa orientale hanno un loro 'papa’: la 'tradizione'. Per i protestanti il 'papa' si chiama 'Bibbia', per le Chiese libere 'libertà'. E come il 'papato' dei cattolici non è semplicemente il.servizio di Pietro nel Nuovo Testamento, così la 'tradizione degli ortodossi non è semplicemente la tradizione apostolica, così la 'Bibbia' dei protestanti non è semplicemente il Vangelo, così infine la 'libertà' delle Chiese libere non è semplicemente la libertà dei 'bambini di Dio. Anche la migliore delle soluzioni viene malamente strumentalizzata quando se ne fa un ‘programma di partito’. Un programma di partito a cui ispirarsi nella lotta per il potere all'interno della Chiesa. Un programma di partito sovente associato al nome di un leader. Un.programma di partito che prevede l'esclusione degli altri dalla propria Chiesa" (“Essere cristiani”, p.568).

L’ecumenismo, ossia il tentativo di ricostruire l'unità infranta, prese l'avvio presso i protestanti, o meglio nella Chiesa anglicana, che ha conservato molte affinità con il cattolicesimo, coesistenti con gli influssi derivati dal protestantesimo. Nella Chiesa cattolica la tendenza ecumenica fu opera di alcuni uomini di grande fede e di grande coraggio, in genere sospettati dalla gerarchia: solo con il Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica si impegna ufficialmente nella via dell'ecumenismo; non soltanto, ma si ha.una vera rivoluzione nello stile ecumenico, che si ripercuote anche sulle altre Chiese: dal primato della critica si passa a quello dell'autocritica, cioè si riconoscono le proprie infedeltà prima di muovere appunti agli altri su singoli aspetti della dottrina e della prassi ecclesiale. Questo mutamento - evidente in Giovanni XXIII ed in Paolo VI - è estremamente importante.

L'unità si dovrebbe fare intorno al vescovo, come affermano alcuni responsabili ecclesiastici (un vescovo cattolico, uno ortodosso, uno luterano ed uno anglicano) su "Actualité religieuse dáns le monde" (dicembre 1984). Certo, questo resta più facile per le Chiese che riconoscono la funzione  episcopale, come evidenzia il BEM (documento di "Fede e Costituzione", organo del Consiglio Ecumenico delle Chiese, detto documento di Lima, in cui si tratta del Battesimo, dell'Eucarestia e del Ministero). Ma per tutti i cristiani vi è un'unità spirituale che viene prima di quella istituzionale, e che è ribadita con forza da Solgenitsin: quando i cristiani delle varie Chiese sono perseguitati a causa di Cristo, essi non possono che testimoniare uniti la loro fede. Vorrei pertanto concludere questa breve riflessione con qual che versetto tratto dalla "preghiera sacerdotale" di Gesù, in cui l’unità è considerata indispensabile per l’annuncio del messaggio evangelico: "Io non prego soltanto per questi miei discepoli, ma prego anche per gli altri, per quelli che crederanno in me dopo aver ascoltato la loro parola. Fa' che siano tutti una cosa sola: come tu, Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano con noi. Così il mondo crederà che tu mi hai mandato" (Gv 17,20-21).

 

 

Ettore De Giorgis (*)

 

(*) Questa è la prima di due riflessioni lette ad una Radio privata di Torino per l'Ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani. Nel prossimo numero riporteremo la seconda.

 

 




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