LETTURE

 

 

P.A Gramaglia: "Perché non sono d'accordo con i Testimoni di Geova”,

Ed.Piemme-Marietti, Casale Monferrato 1984, pp.192, £ 12.000.

 

Agli esami.di maturità, i commissari di italiano, dovendo valutare temi di alunni mai visti né conosciuti, sono soliti dare grande importanza all'aspetto formale, che dovrebbe costituire  l'elemento costante nel giudizio (la variabile è data dal contenuto): così, se uno studente sa esprimersi decentemente nella lingua materna, si scrive che “la forma è corretta e scorrevole”. Non così si può dire degli scritti dei Testimoni di Geova, il cui stile è "scorretto e contorto”. Per fortuna la vena sarcastica di don Pierino Gramaglia rende meno pesante la lettura di questo libro, anzi ottiene un pregevole effetto dal punto di vista letterario: da una parte, infatti, stanno le lunghe e pesanti pagine di citazioni (non per questo meno necessarie), dall'altra, in contrasto evidente, si snoda il discorso fluido e caustico del teologo torinese, il quale è stato spesso sospettato per il suo spirito di indipendenza nei confronti della gerarchia, ma la cui critica è stata sempre condotta nei limiti dell'ortodossia. Con questo libro, la cui finalità è essenzialmente pastorale, egli ha fornito un utile strumento per contrastare il proselitismo - settario, infantile, regressivo, opportunistico - dei Testimoni di Geova.

La caratteristica centrale della loro ideologia religiosa (chiamarla dottrina è valutarla troppo, la dottrina è qualcosa di serio) è costituita da un messianesimo apocalittico e teocratico, che rivela chiaramente le sue origini veterotestamentarie ma che si insinuò pure in certe tendenze cristiane dei primi secoli e del Medioevo. E' un manicheismo che vede Satana onnipresente nella creazione e nella storia, e che è convinto che la verità, tutta la verità, sia monopolio di un gruppo di iniziati. E' fin troppo ovvio che un simile semplicismo sia fatto a misura per gli indotti e che soddisfi le aspirazioni di molte persone insicure, dal momento che dà una risposta “autorevole” (e “autoritaria") a tutti i loro quesiti. Di qui il successo di cui gode nella nostra epoca.

Quando poi si identifica il Regno di Dio con la prosperità in terra non ci si ricollega soltanto ad una tendenza presente nell'antico ebraismo, appena corretta con un po' di etica evangelica, ma si elude anche il discorso sulla povertà, già essenziale nel giudaismo (soprattutto nei Profeti), più approfondito e più organico nel Nuovo Testamento. Così i giovani ricchi - ed anche i ricchi meno giovani - non hanno più problemi di coerenza tra il dire e il fare, potendo seguire il Maestro pur continuando a vivere nell'agiatezza...

Tutti i fondamentalismi biblici sono degli oltraggi all'intelligenza, ma quello dei Testimoni di Geova è un super-fondamentalismo talmente ridicolo che toglie persino il gusto dell'indignazione. Alla base dell'ideologia di Geova vi è un culto magico dei numeri su cui si fonda una cronologia assurda e strampalata, sacra e intoccabile per gli adepti. So bene che tutte le interpretazioni intellettuali, religiose e no, essendo dei procedimenti in parte almeno soggettivi, comportano delle forzature storiche, delle accentuazioni e dei silenzi. Ma qui, forse perché l'interpretazione è scarsamente intellettuale, non si tratta di forzare la storia, bensì di negarla, quando i dati contrastano con l'ideologia. Si dice che sono tutte falsificazioni dei preti, ed ecco che come per incanto l'affare è regolato. Semplice, nevvero?

Quando i Testimoni di Geova vi dicono che la Bibbia è una sola, non credete loro, perché la "loro" Bibbia non è quella letta e meditata dagli altri cristiani. Se conoscete un po' di greco, esigete di paragonare il vostro ed il loro testo con un'edizione greca del Nuovo Testamento, e le differenze vi risulteranno palesi. Già, ma chi tra i Testimoni di Geova conosce il greco? Non pare che essi abbiano delle preoccupazioni filologiche: quindi si manipola a piacimento il testo sacro. L'importante è costruire un'ideologia religiosa che soddisfi loro ed il loro pubblico. Si deve dimostrare che la Trinità è una idolatria triteista, che Gesù si identifica con l'arcangelo Michele, che lo Spirito Santo è un'energia impersonale, che l'Eucarestia ha un valore puramente simbolico, che nelle Bibbia si parla di Geova, che la seconda venuta di Gesù è avvenuta in un tempo recente (prima individuato nel 1874, poi aggiornato nel 1914), che la Scrittura deve essere completata con i testi dei Testimoni di Geova (letteriariamente però quest'aggiunta è più scadente), che le Chiese cristiane sono strumenti di Satana, ecc. Dopo tutto queste strabilianti innovazioni viene da chiedersi: che resta ancora della Rivelazione vetero e neotestamentaria? Nessun timore: quello che si è perso è stato lautamente compensato con le nuove rivelazioni degli ispirati geovini.

Basta ora con l’ecclesiologia di Geova (o, meglio, con la  “movimentologia”, poiché anche il termine "chiesa" è aborrito dai nostri amici). Una parola sui rapporti con il mondo profano. Io non mi stupisco che certe tendenze cristiane rifiutino l'impegno politico, considerando il mondo perverso; e nemmeno mi fa specie se altre dimostrano un anticomunismo viscerale e acritico. Non sono d'accordo con tali atteggiamenti, sia ben chiaro, ma cerco di comprenderli. Ma quando si fa professione di disimpegno e nel contempo si predica la crociata anticomunista dico semplicemente che c'è una contraddizione in termini, e m'interessa relativamente che tale atteggiamento sia ispirato dalla connivenza con l'ideologia di Reagan. Così pure non riesco a fare la congiunzione tra l’irrazionalismo della setta ed il suo gusto infantile per lo scientismo di paccottiglia. Torno ad immedesimarmi nel commissario di italiano di cui parlavo all'inizio. Esaminato il contenuto dell'elaborato, non potrebbe trovare in esso alcun elemento che deponga a favore del candidato. Allora, anche se con un po' di amarezza in cuore, egli farebbe rilevare che il tema “denota una totale mancanza di maturità”.

 

Ettore De Giorgis




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