L'ORDINE DOMENICANO IERI E OGGI
UNA RIFLESSIONE STORICO-TEOLOGICA DI PADRE CHENU

 

 

In un articolo apparso recentemente su "La vie spirituelle” (1), padre Chenu traccia un ampio quadro sintetico del rapporto Chiesa-società.nel XII e nel XIII secolo, e illustra le condizioni storiche che resero possibile l'affermazione dei nuovi Ordini religiosi, soprattutto dei francescani e dei domenicani. A questa prima parte più nota (ma non meno interessante, dal momento che i manuali di storia scolastici e gli insegnanti non sempre presentano in modo soddisfacente tale rapporto), segue una riflessione più strettamente teologica, una specie di progetto per il.presente e il futuro prossimo dell'Ordine.

All’epoca feudale, contrassegnata da un'economia  rurale, dalla virtù della fedeltà e dall'ideale della cavalleria, si contrappone, a partire dal secolo XII (e in Italia già dal secolo precedente), un nuovo modello di organizzazione civile: l'economia di mercato rivela nuove classi emergenti, quella dei commercianti ed anche quella degli artigiani; la ripresa demografica e l’urbanizzazione allargano le libertà e sono fattori di socializzazione, in quanto l'uomo si sente inserito in un destino collettivo; c'è una nuova curiosità per le scienze e le arti; si acquista una dimensione meno eterea e.più concreta del prossimo.

In questo contesto nascono i movimenti religiosi popolari, specie all'inizio intemperanti ed anarchici, ma che veicolano autentici valori evangelici, difficilmente avvertibili dall'istituzione ecclesiastica, troppo legata agli schemi della civiltà feudale, che ragiona secondo una logica paternalistica e non avverte le aspirazioni comunitarie che va esprimendo tanta parte del popolo cristiano. Per lo stesso motivo anche il monachesimo (che aveva avuto un ruolo positivo di primo piano nel corso dell'intero periodo feudale, ma che si era troppo identificato con questa civiltà che per tanta parte era sua creazione) resta estraneo al risveglio evangelico, con il quale saranno invece solidali gli ordini mendicanti, in cui entrano molti giovani, attratti da un programma che considera la Parola di Dio prioritaria rispetto all'ascesi e che insiste sulla povertà evangelica: i poveri infatti intendono la Parola, che va presentata nella sua essenzialità (senza glossa, ossia senza commento, dirà san Francesco); d’altra parte i poveri hanno dei diritti, non basta far loro la beneficenza.

Il domenicanesimo, la cui massima espressione teologica si avrà con san Tommaso, si caratterizza per alcuni punti fondamentali:

- l'antropologia tomista considera l'uomo non come un puro.spirito incarnato accidentalmente in un corpo in attesa della vita angelica in paradiso: a questa concezione che risente dell’influsso platonico san Tommaso oppone quella aristotelica, per cui l’uomo è un'unità indissolubile di anima e di corpo; ma la rivalutazione della materia va oltre, essa si estende alla storia ed anche al mondo non umano; è appunto dalla materia che parte la nostra conoscenza (illuminata, è vero, dalla grazia),

secondo il metodo induttivo (che è un po’ l’antenato del metodo sperimentale o scientifico di Galileo);

- l'apporto della razionalità, di cui i greci erano stati i maestri, porta a desacralizzare la vita pubblica e a stabilire l’autonomia del politico, che non è separazione dallo spirituale (come sarà con Machiavelli), ma che rivaluta il ruolo dei laici nei ruoli di loro competenza, come rivendicano anche san Luigi re di Francia e Dante;

- il ritorno alla lettera evangelica comporta la lettura diretta dei testi biblici, evitando però l'anarchismo dei precedenti movimenti popolari; il culto e i sacramenti conservano la loro importanza, ma sono considerati secondari rispetto all'annuncio della Parola di Dio;

- l'affermazione della libertà dello Spirito significa il superamento della legge, secondo la prospettiva di san Paolo, ripresa da san Tommaso, per cui l'uomo spirituale è legge a se stesso, mentre i precetti hanno valore indicativo ma non costrittivo: è questa la visione che.ispira le Costituzioni domenicane.

Si stabilisce pertanto un rapporto corretto ed equilibrato tra la Chiesa e il mondo: domenicani e francescani accettano i nuovi valori storico-culturali (urbanizzazione, socializzazione, senso comunitario) e si inseriscono a pieno titolo in una realtà in mutamento che è provocazione per il Vangelo, e ciò permette loro di scorgere nella realtà mondana i segni dei tempi, indicatori della presenza e dell'azione dello Spirito. E' questo, lo sappiamo, un carisma profetico. Ma padre Chenu fa una distinzione all'interno di questi carismi: ve ne sono di quelli occasionali che suscitano figure d'eccezione nella storia della Chiesa, e ve ne sono di quelli storici, la cui azione si prolunga e perdura nel tempo, in quanto essi si fissano in un'istituzione, in un Ordine, che alimentano fin dal suo sorgere, per cui le eventuali deviazioni future.rischiano di snaturare l'istituzione stessa. Lo stato di vita, la teologia, l'esperienza della comunità fraterna sono i tre aspetti in cui la Parola di Dio si è incarnata, si è istituita nell'Ordine di san Domenico, che ne costituiscono la specificità, vorrei dire - e credo che padre Chenu sia d'accordo - la spiritualità. Ma questa ha bisogno di un supporto razionale: di qui l'insistenza, ieri come oggi, sulla lucidità, sul rigore intellettuale, sul controllo di sé, affinché il carisma non scada in idealismo e in spontaneismo. E' necessario sempre, ma oggi più che mai, insistere su questa “razionalità del carisma” (l'espressione è ambigua, lo so, forse è meglio parlare di "rapporto tra ragione e carisma”), perché oggi nella Chiesa, a tutti i livelli, viviamo un'epoca in cui ha gran successo l'appello all'emotività ed all'irrazionale, mentre la teologia è trascurata, quando addirittura non è guardata con diffidenza. San Tommaso era un gran teologo, ma era anche un uomo di profonda spiritualità; e Dante aveva un eccezionale carisma poetico, non disgiunto però da una solida dimensione teologica.

Si è presenti al proprio tempo - conclude padre Chenu - se si è fedeli alla propria ispirazione primitiva; ma è vero anche il contrario. Questa interrelazione tra spiritualità e presenza-al-mondo, tipica del carisma domenicano e teologicamente “istituzionalizzata” da san Tommaso, costituisce una “invariante dell'ordine”, il quale è nato da un confronto tra la Chiesa e il mondo (che comporta momenti di incontro e momenti di scontro). Si tratta, in condizioni storico-culturali diverse, di tener fede alla propria vocazione.

Di questa fedeltà - non piatta imitazione ma geniale creatività - padre Chenu è uno degli esempi più eloquenti.

 

Ettore De Giorgis

 

 

(1) Marie-Dominique Chenu, « L’Ordre de saint Dominique a-t-il encore sa chance? » in "La Vie spirituelle », gennaio-febbraio 1985, pp. 20-32.




.