LAICISMO E LAICITA' (I)
I PARTE: IL LAICISMO E L' ATEISMO
Il termine
"laicismo" (come "laico" o come "laicità", aventi
tutti in comune la stessa radice) si rifà al greco "laikòs" (che
significa "del popolo") aggettivo derivato dal sostantivo
"laòs" (popolo). Quindi il laicismo si presenta all'origine come una
dottrina che esalta il popolo, che si batte per l'emancipazione dell'uomo.
Molti fanno risalire le sue origini all'illuminismo, quando si afferma la
Massoneria politica (la Massoneria di mestiere risale al Medioevo), ma occorre
spostare i termini più indietro nel tempo, e partire dal Rinascimento, in cui
si ha la coincidenza di alcuni £attori essenziali nella definizione del
laicismo: l'Umanesimo da teocentrico si fa sempre più antropocentrico, ossia il centro dell'interesse non è più il Dio
creatore(e in secondo luogo l'uomo concreatore), ma l'uomo che crea la sua
storia; d'altra parte le scienze reclamano uno statuto autonomo dalla teologia
e dalla morale, ma la distinzione di fatto si rivela essere una separazione.
I rinascimentali sono in
genere delle persone sdoppiate: nella vita privata continuano ad essere
cristiani, ma il loro pensiero e la loro attività pubblica sono regolati da
altre norme, che non si richiamano alla fede. E' l'atteggiamento della
gerarchia ecclesiastica che contribuirà in modo decisivo a porre fine a tale
stato di schizofrenia inconsapevole: opponendosi all'autonomia della scienza ed
all'emancipazione politico-sociale del popolo (o, meglio, della borghesia),
essa genera per reazione un forte anticlericalismo, non più religioso come
quello medioevale (che richiedeva la riforma della chiesa e ne combatteva gli
abusi: si pensi a Dante o a Petrarca), ma antireligioso, o più esattamente
anti-cristiano: Gesù è visto come un uomo puro e semplice, un giusto condannato
dalla congiura del trono e dell'altare, oppure è disprezzato per la carica
messianica ed escatologica (nell'Illuminismo esistono più tendenze). Molti
cristiani, d'altra parte, condannano giustamente l'immanentismo (ossia la
negazione di ogni valore che non sia puramente temporale), ma non sanno cogliere,
frammista a questo errore, la giusta aspirazione all'emancipazione del popolo,
e rimpiangono, durante e dopo la Rivoluzione francese, la situazione
dell'"Ancien Régime".
Nel corso del secolo XIX,
l'anticlericalismo si diffonde dalla borghesia nel popolo, ed il laicismo,
soprattutto in Francia, si impone in special modo nell'insegnamento, attraverso
l'insistenza unilaterale e caricaturale sulle deficienze della Chiesa, e soprattutto
con l'eliminazione di ogni riferimento al trascendente (la dimensione che
sfugge alla verifica scientifica). Si sviluppa una specie di fede
"laica" (o, meglio, "laicista"), che presenta come un
assoluto le opinioni della scienza, ed i cui supporti sono soprattutto la
sociologia e più tardi la psicologia, che si sostituiscono alla teologia.
In Italia il laicismo trova
un terreno favorevole a partire dal 1850, a causa dell'esistenza della
"questione romana". L'aspirazione all'unità d'Italia, così forte
nelle minoranze che hanno fatto il Risorgimento, è avversata dalle prese di
posizione di Pio IX, il che origina nella controparte una forte polemica
antipapista. L'assenza dei cattolici dalla vita pubblica permette che questa
sia monopolizzata da tendenze laiciste, spesso legate alla Massoneria. La
situazione inizia a mutare con il nuovo secolo, sia per un intervento sempre
meno in sordina dei cattolici nel sociale prima e poi nel politico (ma si avrà
ancora una forte crisi con il pontificato di Pio X e con la sua condanna del
modernismo, che rinfocola i vecchi fantasmi anticlericali), sia per la crisi
del positivismo (ossia della fede assoluta nella scienza), che non porta alla
pace ed al benessere, ma all'orrore della I Guerra mondiale. Attualmente il laicismo
"assoluto" è prerogativa di poche minoranze intellettuali o
pseudo-intellettuali (nemmeno i marxisti sono più dei veri laicisti, almeno in
occidente ed in particolare in Italia), mentre resta diffusa un'attitudine
mentale di tipo laicista.
Spesso dal laicismo, che si
propone l'indifferenza in campo religioso, si sbocca nell'ateismo militante,
che proclama una religione senza Dio, anzi contro Dio, che divinizza l'uomo.
Classismo e razzismo si oppongono entrambi all'universalismo cristiano, che considera
tutti gli uomini fratelli, perché figli dell'unico Dio: ora, tali attitudini si
sono infiltrate anche in molti cristiani che esaltano la lotta di classe o la
superiorità razziale.
Nel corso del secolo XIX, la
borghesia, che era stata voltairriana, ritorna ad essere cristiana, e richiede
il supporto delle Chiese al suo conquistato potere: gli operai, opponendosi
alla borghesia, si oppongono anche alla Chiesa, che pare loro uno strumento al
servizio dei potenti; le condanne del socialismo e del comunismo sono inoltre
male accettate dal mondo operaio, che vedeva in loro - almeno in quei momenti
storici - i suoi naturali difensori; infine, l'ostilità di molti cristiani alle
esigenze operaie e la loro indifferenza di fronte alle ingiustizie del
capitalismo hanno gravemente compromesso la credibilità della Chiesa. E' vero,
questa ha preso sempre più le sue distanze dal capitalismo e dal nazionalismo.
Ma, per una serie di fattori complessi, la mentalità laicista (e talora anche
atea) sta penetrando in altri settori della società, tra i giovani, tra i
contadini e le donne (queste ultime due categorie erano un tempo i pilastri
della trasmissione della fede).
D'altra parte, soprattutto
nei continenti extra-europei, sta nascendo un nuovo tipo di Chiesa, più
comunitaria ed egualitaria. Essa è una delle nostre speranze per i prossimi
decenni.
Ettore De Giorgis
(1.
continua)