LETTURE

G. Vannucci: "Il libro della preghiera universale", Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1978, pp..432, £. 4.500

Nell'esperienza mistica di ogni religione vi è l'aspirazione a superare il regno "satanico" della diversità per accedere alla riunificazione, all'armonia con il divino. Questo aspetto è evidenziato dalle religioni orientali, dalla gnosi, dai mistici cristiani, ed anche da certi non credenti: penso qui al Péguy non ancora cristiano, la cui "Cité harmonieuse" è la più bella illustrazione dell'utopia anarchica.
Per giungere e rimanere in questo divino-senza-appellativo, in questo indicibile che non è essere e non è non-essere, in quanto è al di là delle nostre categorie di pensiero, ci si deve spogliare delle cose, anche delle immagini e del pensiero, ed anche e soprattutto della logica del merito, poiché chi.attende il frutto delle azioni rinasce al mondo e per il mondo, ma non trova Dio: induismo e buddismo hanno chiamato "karma" questa logica della dannazione, che Paolo rifiuta con decisione nelle lettere ai Galati e ai Romani, quando afferma che la salvezza è opera esclusiva della fede.
La mistica è la contrapposizione della metafisica, la quale si configura come un tentativo di costringere Dio entro gli schemi del pensiero umano, per cui in definitiva - al di là delle intenzioni dei metafisici - non può che essere una operazione di riduzione di quel divino che abita in noi, ma che è nello stesso tempo il Tutt'Altro, come ha fatto rilevare la teologia apofatica che, al limite, è l'unica forma possibile di teologia.
Ho molto apprezzato il lavoro di padre Vannucci, e credo che questo libro sia uno strumento molto utile per l'arricchimento spirituale dei cristiani. E' ottima cosa infatti evidenziare il soffio ecumenico che si ritrova nella mistica e nella preghiera di ogni religione, assai più ecumeniche delle teologie, in quante nel mondo della non-rappresentazione la diversificazione è meno marcata.
Tuttavia questa aspirazione all'unità nel divino si scontra con il limite della nostra condizione di peccato, limite che nemmeno Dio ha potuto aggirare ma con cui ha dovuto fare i conti: di qui l'Incarnazione e la Croce, necessaria questa perché si manifestasse la gloria della Resurrezione.
Pertanto la mistica e la preghiera hanno per i cristiani una specificità che non si può trovare nelle altre esperienze spirituali, nemmeno nell'Islam e nemmeno nella gnosi, ove Gesù è solo uomo o solo emanazione di Dio. Mistica e preghiera per noi non possono prescindere da Cristo, che è il nostro Intercessore. Lo so che vi è anche una certa mistica cristiana - che spesso è un'altra mistica - la quale, tutta tesa alla ricerca dell'Indicibile, ha obnubilato la figura di Gesù Cristo, ed è per questo che la Chiesa è sempre stata diffidente, e non a torto, verso tali esperienze rischiose. Poiché è proprio l' accentuazione su Gesù Cristo che muta la prospettiva della mistica e della preghiera, e fa di queste delle esperienze accessibili a tutti gli uomini e a tutte le donne, senza che questa dimensione di apertura universale vada a scapito della profondità dell'esperienza spirituale . Il Cristo infatti, in quanto Verbo incarnato, è un Dio "dicibile"; ed è inoltre l'unica via per arrivare al Dio indicibile, che egli ha detto "Padre".

Ettore De Giorgis





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