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Il suono dello shofar, lo strumento che nella tradizione ebraica convoca il popolo in momenti solenni e risveglia la sua coscienza messianica, risuona anche per noi per richiamarci al fatto che oggi nasce per noi “un salvatore", un "Messia povero”.
È questo il titolo che Daniele Garota, in veste di artista, ha voluto dare alla xilografia dedicata non a caso a Sergio Quinzio, lo “shofar” che è risuonato fortemente per riportarci alla consapevolezza e alla responsabilità di Popolo messianico radicato nell’Antico Israele e proiettato verso una speranza sofferta di salvezza, sempre da compiersi e mai da rubricare al passato.
A ricondurci a questa urgenza messianica da riattivare è ora Giancarlo Gaeta col suo nuovo libro - In attesa del Regno. Il cristianesimo alla svolta dei tempi (Quodlibet 2022) - di cui riportiamo in apertura la Postilla, che dà il senso unitario dell’opera e che pone in maniera inequivocabile il problema dello stato e del futuro del cristianesimo, che solo in una prospettiva messianica può ritrovare la sua ragion d’essere nella storia. La forte attesa messianica che è nelle cose e negli eventi - nella stessa creazione che geme e soffre le doglie del parto - deve trovare oggi i suoi interpreti e profeti. Perché non basta che si parli di un “Popolo messianico” nei documenti e nelle dichiarazioni solenni, se esso non diventa un soggetto vivente portatore di una speranza viva nel mondo.
La nostra attenzione allora va a prima di Betlemme e precisamente alle parole dell’angelo ai pastori spaventati dalla grande luce che li avvolge: “Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Messia Signore” (Lc 2,10-11). È da questa assoluta e indefettibile novità che si può ripartire, se non vogliamo ancora una volta andare incontro ad una falsa partenza!



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