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L’immagine di Bruno Antonello è quella che il Pastore Paolo Ricca gli ha chiesto come illustrazione per il suo nuovo libro “Dio. Apologia” (Claudiana, 2022) e sta a testimoniare il nostro interesse per questo testo, accolto come inattesa ma puntuale risposta alla domanda di teologia in senso stretto, e cioè come discorso centrato su Dio in quanto mistero rivelato e non solo in senso genericamente religioso. Il fatto di riportare l’immagine - commentata da Paolo Ricca in IV di copertina – sta a dire che ci muoviamo sulla stessa lunghezza d’onda di una ricerca aperta, condivisa e di speranza “Verso l’infinito”, con quello che l'espressione può tornare a significare.
È un invito a scrutare e decifrare i “segni dei tempi”, come simbolicamente dicono i versi dell’Infinito dal testo originale di Leopardi da una parte e una pagina strappata della Torah dall'altra. Si tratta di un cammino che è necessariamente quello della vita, ma è anche quello di una vocazione e scelta di vita verso un orizzonte di verità. In chiave evangelica equivale a lasciarsi portare dallo Spirito verso la verità tutta intera, ad evitare di lasciarsi conquistare dalla retorica di un cammino idealizzato e fine a se stesso, come sembra accadere spesso.
Se perciò parliamo di un “cammino teologico” del Popolo di Dio è solo per ricordare che si tratta di un cammino articolato e orientato, che non si consuma emotivamente nel proprio intimo, ma che non può non avere una ricaduta storica in prospettiva escatologica. Ecco allora la necessità e il senso di ritrovare la centralità di Dio, se non altro per la propria fede, ma anche per maturare una visione teologica del mondo, della storia e della vita meno generalista e più vera.



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