
Non era nostra intenzione interessarci a don Milani per il centenario della nascita, ad evitare di aggiungere immagini alla galleria dei tanti don Milani esposti. L’occasionale ritrovamento delle parole con cui parla di lui P.D.M.Turoldo ci ha indotto a farle nostre e a riproporle. L’autoritratto del giovane Lorenzo sta a dire che è bene attenersi a lui, senza troppi voli o proiezioni ideali, sapendo in partenza che è utopistico riproporsi quanto egli ha profeticamente creato.
Per dare e avere viva voce del cappellano di san Donato e priore di Barbiana, abbiamo due lettere autografe a don Renzo Rossi, che ce ne fece dono. Se poi vogliamo consentirci una visione d’insieme, quello che ci sentiamo di dire è che in Esperienze pastorali e relativa vicenda troviamo il volto interiore di un uomo quasi marchiato dalla qualifica di “don”, ma artefice della cancellazione totale di ogni clericalismo e della saldatura laicità-fede.
Le parole del P. Balducci riportate in IV di copertina ci danno motivo di dire che del Priore di Barbiana si dice di tutto e di più, ma si tace quanto era il centro della sua vita: credere al vangelo e preparare al Signore un Popolo ben disposto, in termini più umani possibile. Le sue Esperienze pastorali hanno segnato in tutti i sensi la sua esistenza e documentano il difficile impatto di un uomo convertito a Cristo col mondo “cattolico” tradizionale: Quindi un convertito - scrive don Silvano Nistri - Ma quella che don Lorenzo ha alle spalle è una formazione laica di altissima qualità. Viene nel mondo ecclesiastico dal di fuori, quindi con categorie tutte diverse, con una capacità di osservazione e di giudizio, che il mondo cattolico, il mondo ecclesiastico in particolare, non aveva in nessun modo. Voglio dire che, se non veniva di fuori, non avrebbe visto. Non è qui la sua disattesa profezia, prima ancora che in altre sue scelte?
Quando Giancarlo Gaeta, qui di seguito, ci prospetta un “cristianesimo dell’uomo qualunque”, viene da pensare a don Milani come testimone di una conversione sì personale, ma al tempo stesso pastorale, nel senso di un cristianesimo a misura d'uomo: dell’uomo nuovo evangelico, ma non necessariamente “religioso” vecchia maniera! Quanto di lì a poco avrebbe proposto il Vaticano II.
(ABS)