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Ad ispirare questa copertina è stato lo stesso Papa Francesco, che appare qui insieme a P. Pedro Arrupe, di cui egli parla in un colloquio con i Direttori di riviste culturali dei Gesuiti. Oltre che tornare in maniera molto franca sul “caso Arrupe”, egli richiama ad una precisa responsabilità di trapasso della Chiesa da un’epoca ad un’altra, un processo che si è arenato o ha preso altre strade. E se è vero che “il restaurazionismo è arrivato a imbavagliare il Concilio”, vuol dire che è necessario liberarci di questo bavaglio e ridire il Vaticano II nella sua ispirazione profetica.
Da questo imprevisto incontro ideale tra Papa Francesco e Padre Arrupe nasce anche la presa di coscienza della responsabilità di Congregazioni e Ordini religiosi in funzione del Concilio stesso: una questione poco considerata, quanto decisiva. Se parlare di “cambiamento d’epoca” non è solo un modo di dire ma reale travaglio, parlare di “vita religiosa” dovrebbe voler dire coinvolgimento di soggetti, evangelicamente impegnati in prima persona, prima che pedine di organizzazioni.
Può sorprendere il fatto che un modesto mensile di matrice domenicana - Koinonia - si introduca nel grande mondo gesuita, compreso il ricordo del Card. Martini a 10 anni dalla morte. Ma nessuna meraviglia se si considera lo spirito con cui portiamo avanti il nostro impegno: non per ragioni di bandiera, non per spirito di corpo, non per esibire opere importanti che ci qualifichino, non per sostenere tesi o posizioni di grido, ma semplicemente per continuare a rispondere ad una voce e ad una spinta interiore, che porta alle persone e ai problemi prima che ai discorsi, funzionali alla comunicazione. E questo soprattutto quando si riducevano gli spazi di una esperienza effettiva di incontro e di confronto reale.
La raccomandazione evangelica di non spegnere il lucignolo fumigante è quella che più ci si addice, e solo se nasce una profonda sintonia di intenti, anche il reperimento di testi e l’elaborazione di discorsi possono risultare utili. Nel vangelo, nella chiesa, nella fede, nella pastorale, nella evangelizzazione, ciò che conta sono i rapporti reali e creativi e non solo quelli formali e ripetitivi!



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