A
centenario di San Domenico inoltrato, siamo portati ad
individuare e segnalare una figura di frate domenicano dei
nostri tempi che ne incarni lo spirito e dimostri la fecondità
del suo carisma. Ci sono già familiari per diverse ragioni i
domenicani Paolo Andreotti, Dalmazio Mongillo, Frei Betto,
Timothy Radcliffe, ma alla fine la scelta cade su P. Antonio
Lupi, meno noto e un po’ dimenticato, ma certamente
testimonianza viva e significativa per il nostro cammino. Quello
che il vescovo domenicano Tomás Balduino di Goiânia in Brasile
dice di lui ce ne dà conferma: “Lupi fu un tipo di vangelo
vivo”! La sua testimonianza di vescovo, ma anche di confratello,
è riproposta qui in apertura.
Da tenere presente che tutto questo ci è reso possibile grazie
al lavoro di Arnaldo Nesti, che nel 2006 ha curato la
pubblicazione del libro Padre Antonio Lupi – un domenicano
nel mondo (I quaderni pecciolesi, 7). Da parte nostra
vogliamo trasformare in memoria attiva il contributo di questo
libro, in modo che il ricordo di P. Lupi non rimanga sulla
carta, ma ci dia la spinta giusta per prenderne la scia e
accettare da lui la fiaccola con cui Domenico ha incendiato il
mondo. Qualche paragrafo di un intervento di Stefania Baldini ci
fa rivivere il passaggio di P. Lupi da Firenze al Brasile,
mentre questa “singolare figura di domenicano” è tratteggiata a
grandi linee dall'intervento di Alberto Simoni alla
presentazione del libro del Nesti avvenuta a Firenze nel 2008.
“Figlio di San Domenico”, P. Lupi va ricordato anche come
“figlio del Concilio”, una testimonianza quanto mai necessaria
in questi tempi, in cui il Vaticano II è dato per archiviato da
chi lo considera attuato nella lettera, mentre resta bersaglio
da non mancare da parte di chi paventa la sua attualizzazione
nello spirito. Bisognerebbe rendersi conto, facendo violenza
all’istinto di semplificazione, che la questione dirimente è
ormai questa: il Vaticano II tra attuazione e attualizzazione!