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Il dramma di Cutro continua ad essere motivo e materia di scontro tra forze politiche, ma questa volta la vis polemica non ha sommerso il senso di umanità che ha portato ad una partecipazione di popolo quasi “liturgica”: il Presidente della Repubblica in persona ha portato il cordoglio e l’omaggio della nazione intera, e a fare da matrice umana al tutto è stata la stessa gente di Calabria con la sua solidarietà.
Ma oltre al sostrato solidale che affiora nel naufragio, c’è qualcosa di inedito, non riducibile a mero fatto di cronaca o a folclore: e cioè l’apparizione sulla spiaggia di Cutro di una croce in legno costruita con i resti del barcone distrutto (idea di don Francesco Loprete realizzata da Maurizio Giglio), e poi della “via crucis” veramente di popolo, in cui tutti si sono ritrovati per la forza di un messaggio, che è poi la “Parola della Croce” (1Cor 1,18): una croce spoglia di connotazioni cultuali e nuda di riferimenti rituali, per imporsi nel suo insondabile mistero umano-divino, nuovo Calvario sulla spiaggia di Cutro! È stato tutto spontaneo e quasi istintivo, ma proprio per questo significativo al massimo: uno di quei rari casi in cui un annuncio di salvezza si palesa nel popolo in tutta la sua profondità ed estensione umana, quasi a conferma di quanto Gesù assicurava: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32). Non è da pensare ad attrazione misticheggiante e devota per pochi, ma ad un'assimilazione e “incorporazione” reale: qualcosa che ci appartiene o qualcuno a cui si appartiene, in un puro annuncio di salvezza per il mondo. È quanto resta della “fede creduta” (fides quae) nel naufragio della “fede credente" (fides qua) in tutte le sue forme, religiose, confessionali, culturali, storiche…
Quando, con Giancarlo Gaeta, ci chiediamo “cosa resta del cristianesimo sotto le macerie di una grande costruzione religiosa”, l’orizzonte in cui cercare una risposta non può non essere quello della “Parola della Croce”: quello di “Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1Cor 2,2). È qui l'irriducibile annuncio di cui anche una chiesa deve farsi strumento provvisorio e non messaggio sostitutivo.



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