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L’immagine di Giovanni XXIII che si reca ad Assisi il 4 ottobre 1962 (AP Photo/Mario Torrisi) sta a dirci che la profezia del Concilio Vaticano II da lui voluto è da tenere viva, costi quel che costi, e a rischio di passare per passatisti. Ma sta anche ad esprimere la nostra volontà di spenderci per tenerla viva, per quanto il nostro sia obolo della vedova. È quanto per la verità abbiamo cercato di fare da sempre, in maniera contestuale ed evolutiva con le situazioni della chiesa, cosa che forse va fatta per se stessa come Concilio sempre aperto.
È infatti ormai chiaro che gran parte della chiesa disattende, ignora, contraddice e addirittura nega quanto è avvenuto al suo interno a metà del secolo scorso per il suo futuro. Non è più il caso neanche di fare resistenza alle forze agguerrite dell’anti-concilio, col rischio di venire a compromessi accomodanti e ad omologazioni. Né vale più la pena di fare del Vaticano II una bandiera da agitare. È ormai il momento di recepirlo come tradizione vivente ed evolutiva del Popolo di Dio nella storia ed esserne espressione convinta, sia pure all’interno di ambiti pastorali refrattari: vivere, maturare e ripensare il comune “credere al vangelo” secondo le linee conciliari, in piena libertà di spirito e con tutta la precarietà del caso. Mentre il fronte anti-conciliare gode di una compattezza istintiva e di unità ideologica, tra quanti sono storicamente sotto la dicitura di “conciliari” la disgregazione è fisiologica e variamente motivata. Non c'è che da farsi liberamente voce del Vaticano II come eco del Vangelo: vivere come chiesa conciliare in fieri!
Tra gli opposti estremi in cui muoversi c’è la lunga serie di atti ufficiali, di pronunciamenti e documenti, di convegni ispirati sì al Concilio nell’intento di attuarlo, ma di fatto vicoli ciechi, in cui il Concilio si smarrisce. È quanto sembra verificarsi anche per i vari Sinodi in corso, voluti in nome del Vaticano II, che di fatto è disatteso e ignorato, con la pretesa di rifarlo dal basso in maniera del tutto conformistica, ripetitiva e burocratica. Non basta rifarsi al "Concilio reale" come vino nuovo in otri vecchi, ma è necessario ritrovare la stessa ragion d'essere del Vaticano II come profezia di nuova comprensione del Vangelo che non cambia, ma che viene recepito e predicato diversamente nel mutare dei tempi.



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