12 gennaio 2020 - BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO A)

 

Francisco Goya: Battesimo di Cristo (1780 ca.)

 

PRIMA LETTURA (Isaia 42,1-4.6-7)

Così dice il Signore:
«Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento.
Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 28)


Rit. Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.

 

Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

La voce del Signore è sopra le acque,
il Signore sulle grandi acque.
La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.

Tuona il Dio della gloria,
nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre.

 

 

SECONDA LETTURA (Atti 10,34-38)


In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga.
Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti.

Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui».

 

 

VANGELO (Matteo 3,13-17)


In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.

Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».



In altre parole

 

La prima apparizione di Gesù sulla scena pubblica avviene con una specie di staffetta con Giovanni Battista, col battesimo come passaggio di testimone: la sua prima mossa aperta è appunto lo spostamento dalla Galilea al Giordano per farsi battezzare da lui. Non possiamo passare a meditare subito sul battesimo in se stesso – come avviene ora in uno dei “misteri della luce” nel Rosario – al di fuori di questo contesto rivelativo, reale e simbolico al tempo stesso, dove Gesù intraprende il suo cammino tra  i “peccatori”.

 

In principio c’è questa precisa sua volontà di farsi battezzare, tanto che non arretra davanti al rifiuto di Giovanni, che peraltro poco prima aveva dichiarato alla folla: “Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco” (Mt 3,11). Per aderire alla improvvisa richiesta di Gesù avrebbe invece dovuto ricredersi e rassegnarsi a metterlo al suo stesso livello!

 

Da parte sua, Gesù con questo suo gesto vuol accreditare il battesimo di conversione di Giovanni, tanto che, quando gli chiederanno con quale autorità egli operava, replicherà con una domanda proprio sul battesimo di Giovanni: da chi venisse, se da Dio o dagli uomini. Non avendo avuto risposta, anch’egli si dispensa dal rispondere. E quando dovrà parlare di Giovanni, non esita a dare questo riconoscimento: “Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio” (Lc 7,29-30).

 

Si capisce allora perché Giovanni ceda alla risposta che gli dà Gesù e lo lasci fare, come se a decidere dovesse essere solo lui: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. In gioco c’era la “giustizia di Dio” da portare a compimento, e cioè il suo disegno di salvezza da riconoscere e da non mandare a vuoto. Se questo disegno passava fino ad allora attraverso la predicazione e il battesimo di Giovanni, da ora in poi sarà affidato all’azione di Gesù in persona. Quando infatti egli “appena battezzato, uscì dall’acqua” avviene questo passaggio di mano, e saranno lo Spirito stesso di Dio e la voce proveniente dai cieli aperti a rivelarlo al popolo come il Figlio da ascoltare: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”.

Avendo fatto proprio il battesimo di penitenza e solidarizzando con i peccatori, egli può ora battezzare in Spirito santo e fuoco, e si capiscono allora queste parole di Paolo: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,21). È chiaro che c’è qui una prefigurazione del battesimo di sangue che Gesù dovrà ricevere, e ce lo fa capire lui stesso quando dice: “Vi è un battesimo del quale devo essere battezzato; e sono angosciato finché non sia compiuto!” (Lc 12,50). Se il battesimo di Giovanni era dei singoli come invocazione di salvezza, il battesimo di Gesù è di tutti e per tutti come dono di questa salvezza. Ed ecco perché siamo “battezzati in Cristo”, nel suo Nome. Noi facciamo nostro il suo battesimo!

Questo evento in riva al Giordano determina una presa di coscienza collettiva su questa fase e possibilità nuova di salvezza. Testimone di questa nuova consapevolezza è Pietro quando dice: “Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui”. In forza di questo, Pietro per primo è indotto a rendersi conto che Dio non fa preferenze di persone, “ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia” indipendentemente da appartenenze etniche, sociali e religiose: un messaggio rivolto anche ai figli di Israele perché sappiano che Gesù Cristo è il Signore di tutti.

Siamo in presenza della investitura e presentazione messianica dell’unico Messia e Salvatore Gesù. E quando la voce dal cielo dice “questi è il Figlio mio, l’amato”, altro non è che la manifestazione piena di colui del quale il Signore dice per bocca di Isaia: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; … Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre”.

È quanto Gesù farà e quanto dirà di se stesso presentandosi nella sinagoga di Nazaret; ed è la risposta che darà ai discepoli di Giovanni, che vuol sapere se sia lui il Messia o se ci sia da aspettare un altro. Se tutto questo è vero ed è motivo della nostra fede, forse facciamo fatica a credere che egli sia il Messia unico mandato dal Padre, mentre preferiamo adottare un certo sincretismo o irenismo, nel rispetto di altre voci e altri messaggeri di salvezza. Come regolarsi in proposito?

E allora forse è il caso di considerare che questo Gesù che esce dalle acque del Giordano non vuole essere Messia di questo o di quell’altro – di un popolo o dell’altro, di una chiesa o dell’altra – ma Messia per tutti, e non tollera nessuna appropriazione esclusiva da parte di nessuno: non vuole creare classi o gruppi particolari se non quella di discepoli che lo seguano.  Ma da tutti si aspetta un libero riconoscimento per quello che effettivamente è, a partire da qualunque condizione etnica, culturale, religiosa, sociale, personale in cui la vita ci fa ritrovare: a cominciare da quella cristiana.

Guardando l’immagine di Francisco Goya riportata sopra, viene da dire che al centro di tutto c’è “l'uomo Cristo Gesù” (1Tm 2,5), che si sottrae ad ogni categoria e si aspetta solo di cercare o di accettare il libero confronto con lui perché “qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti” (Col 3,11). Non per appiattire ed omologare, ma per dare rilievo e valorizzare, se è vero che “la grazia esalta la natura”! (ABS)


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