15 agosto 2021 - ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Agostino Comerio: La Donna e il Drago (1824)

Ameno (NO), Santuario della Madonna della Bocciola

 

 

PRIMA LETTURA (Apocalisse 11,19; 12,1-6.10)

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.

Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.

Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito.

Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.

Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo».


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 44)

Rit. Risplende la regina, Signore, alla tua destra.

 

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

 

 

SECONDA LETTURA (1Corinzi 15,20-26)

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.

Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.

È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.



VANGELO (Luca 1,39-56)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.


In altre parole…

 

Se c’è qualcuno con cui potersi affiancare in questo interiore cammino di fede sulla scia della Liturgia della Parola domenicale, sappia che questa volta incrociamo la festa dell’Assunta, di Maria che alla maniera di Elia viene sottratta alla vista di tutti per essere risucchiata corporalmente nel mondo di Dio. Questa tappa liturgica non va presa per alcuni come parentesi di esaltazione di un proprio sentimento religioso mariano, ma neanche per altri come fuga in avanti per differenziarsi da quanti vivono la comune  fede con diversa sensibilità. Perché di questo si tratta riguardo alla figura di Maria: di modi diversi di sentire e di vivere le verità da credere. Ed è su questo piano – sul piano della pietà cristiana - che appaiono scompensi e fenomeni di ipertrofia o di atrofia spirituale. Per cui il nostro incontro con Maria ci dà l’opportunità di verificare eccessi e carenze dentro “il mistero della pietà” (1Tm 3,16).

Se vogliamo qualcuno che ci insegni a trovare un equilibrio interno alla vita di fede,  senz’altro è il cristiano Papa Roncalli, Giovanni XXIII, purtroppo tirato poi da una parte o dell’altra. L’ispirazione improvvisa che lo ha portato a pensare ad un Concilio universale forse nasceva anche dal fatto di riportare la chiesa a ritrovare una fisiologia ecclesiale più sana e meno scompensata, anche e prima di tutto nel campo della pietà, ma in senso integrale e non unidirezionale: rivedere la regola dell’orazione (lex orandi) per rinnovare la regola del credere (lex credendi).  Non si capisce perché, ad esempio, tutto ciò che viene fatto, proposto, “trasmesso” e ammannito nel nome di Maria (pensiamo ad esempio ad emittenti radio religiose) passa senza alcun controllo e viene avallato indipendentemente da ricadute spirituali discutibili; mentre invece quanto viene operato in nome del Vangelo è sottoposto al vaglio e a condanne di dubbia provenienza. Ma questo è quanto, e non ci rendiamo conto che è questo il piano in cui si gioca quel “cambiamento d’epoca” che si vorrebbe, e non è possibile tenere il piede su due staffe!

Ma torniamo all’Assunzione, non come diversivo ferragostano nel nostro universo religioso, ma per verificare il nostro cammino di fede riguardo a Maria. Prendiamo atto che non c’è un passo del vangelo che ne parli, così come non ci sono altre testimonianze. Di fatto, quando di parla di Assunzione  in cielo, si tratta di una verità di fede perché dichiarata solennemente dalla Chiesa come dogma in cui credere e di cui rallegrarci, nello spirito di una antica antifona liturgica: “Maria è assunta in cielo, si rallegrano gli angeli, benedicono Dio lodandolo”. Qualcosa che è nel cuore di una chiesa credente viene cioè definito e reso oggetto di fede, secondo cui “l'Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.

 

Non è dunque la stessa cosa che parlare di Annunciazione o di Visitazione: mentre in questo caso c’è una precisa narrazione evangelica, nell’altro tutto nasce dalla coscienza stessa della chiesa come crescita e come sviluppo della fede vissuta in profondità e nel tempo. Vuol dire che se la rivelazione obiettiva è compiuta, la sua maturazione soggettiva è sempre in atto e può portare a prospettive ed esplicitazioni nuove. Ma se questo è vero ad intra come ortodossia, e cioè come verità da credere, rimane possibile anche ad extra come ortoprassi, e cioè riguardo all’agire, come formazione di coscienze, di mentalità, di cultura con cui esprimere  la fede. È la fecondità del sensus fidei del Popolo di Dio!

 

Perché allora Maria è tradizionalmente icona di pura devozione religiosa e non è anche la donna di fede come Abramo è semplicemente uomo di fede?  Ai Giudei che rivendicano di avere Abramo come padre Gesù dice: “Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!”. Alla stessa maniera, a quanti si appellano a Maria, quasi in maniera esclusiva ed identitaria,  andrebbe ripetuto: “Se siete figli di Maria, fate le opere di Maria”, che è poi quanto lei si sente dire da Elisabetta: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Non deve succedere che la fede di Abramo e di Maria diventino fede in Abramo e fede in Maria, ma deve diventare anche nostra.

 

Se Elisabetta percepisce la grandezza di Maria come colei che ha creduto nell’adempimento di quanto il Signore le ha detto, è però Maria stessa che col suo cantico ci dice perché anche noi possiamo proclamarla beata: per quanto opera in lei l’Onnipotente, perché ha guardato l’umiltà della sua serva, ciò che porta la sua anima e il suo spirito ad esultare in Dio, suo Salvatore. C’è da guardare a Maria come segno e strumento in cui si realizza il disegno di salvezza. Prima che mediatrice di grazie essa è presente dentro il mistero della salvezza quasi come sacramento, Arca dell’Alleanza, e in questa sua veste va dichiarata e onorata beata. Non possiamo scinderla da questa sua vocazione, magari per darle i nomi più vari! È quello che ci viene detto in Galati 4,4-5: “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli”.

 

Siamo al compimento della promessa insita nelle parole rivolte profeticamente al serpente nell’Eden: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3,15). Noi abbiamo tutti ben presente la vittoria del serpente – simbolo del padre della menzogna (Gv 8,44) - su Eva;  ma consideriamo meno questa promessa di una donna che si prende la rivincita come madre del Messia, che ci appare separato da lei. Possiamo leggere il brano dell’Apocalisse in questa chiave, mentre lo focalizziamo nella immagine di Agostino Comerio.

 

C’è la donna al centro del mistero della salvezza come vero e proprio dramma, e se Eva è la madre dei viventi, questa donna vestita di sole è incinta e in travaglio per partorire un bambino contro cui l’enorme drago rosso si scaglia per divorarlo. E la lotta continua, fino a quando una voce potente nel cielo proclama: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo”. Questa donna è l’Israele di Dio come la sposa con cui rinnovare l’alleanza, sarà la Chiesa di Dio, ed è la benedetta fra le donne, la donna per eccellenza come Madre di Dio.

 

Siamo ben lontani dalle sdolcinature e dalle immagini svenevoli che popolano le nostre chiese, quando invece si tratta sempre del Cristo risorto dai morti, “primizia di coloro che sono morti” e in cui tutti riceveranno la vita. Se possiamo permetterci di correggere o di esplicitare quanto dice Paolo, c’è da dire che non possiamo pensare Cristo – “nato da donna” – separato da Maria, così come non possiamo non ricordare che Dio “maschio e femmina li creò” (Gn 1,27). Ed allora possiamo pensare a Maria assunta in cielo come al segno grandioso della vittoria sull’ultimo nemico che è la morte. Bisognerebbe che la semplice fede del Popolo di Dio non fosse più un insieme di diversivi e di abbellimenti di circostanza ma fonte di speranza! (ABS)


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