16 agosto 2020 - XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)


 

Fratelli Limbourg: Très Riches Heures du Duc de Berry (1412 – 1416)

Gesù e la donna cananea

 

PRIMA LETTURA (Isaia 56,1.6-7)

Così dice il Signore:
«Osservate il diritto e praticate la giustizia,
perché la mia salvezza sta per venire,
la mia giustizia sta per rivelarsi.
Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore,
e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato
e restano fermi nella mia alleanza,
li condurrò sul mio monte santo
e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici
saranno graditi sul mio altare,
perché la mia casa si chiamerà
casa di preghiera per tutti i popoli».


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 66)


Rit. Popoli tutti, lodate il Signore.

 

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

 

 

SECONDA LETTURA (Romani 11,13-15.29-32)

Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?

Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!

Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia.

Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!

 

 

VANGELO (Matteo 15,21-28)

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.

Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».

Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

 

 

 

In altre parole…

 

Abbiamo avuto modo di vedere come Paolo rappresenti in maniera compiuta quella figura di credente che Gesù cercava in tutti i modi di tirar fuori dai pescatori di Galilea promossi a suoi apostoli. Egli impersona quella “fede apostolica” - così come si parlerà di “chiesa apostolica” - nel senso di chi deve assumere su di sé la stessa missione di Gesù nel mondo. Per questo egli si rivolge alle genti e si presenta appunto come “apostolo delle genti” che vuole fare onore al suo ministero, senza però dimenticare quelli del suo sangue per salvarne qualcuno.

E questo perché “i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!”, non vengono meno e non possono essere disattesi o lasciati cadere. È forse quanto Gesù voleva farci capire quando ha detto: “In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto” (Mt 5,18). Ma questo non vuol dire che i doni e la chiamata di Dio siano riservati sempre agli stessi, ma possono passare ad altri che in partenza sembrerebbero esclusi: “Vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare” (Mt 21,43).

Questa continuità dialettica è quanto dovremmo apprendere e praticare, anche secondo l’insegnamento che troviamo in Matteo 23,23: “Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle”. Sembra che la disobbedienza di alcuni diventi occasione e motivo la misericordia per altri, purché la chiamata di Dio abbia risposta e non vada a vuoto! Si potrebbe parlare di un elogio della disobbedienza in vista di una “riconciliazione del mondo”: “Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!”. C’è di che pensare e meditare, perché la misericordia abbia il primato e la giustificazione avvenga mediante la fede e non secondo una nostra giustizia o nostri meriti!

Sta di fatto che quanto Paolo vive, teorizza e insegna è anticipato nella vicenda incredibile di questa donna cananea, senza nome ma scritta nel libro della vita: quasi una forzatura alla compassione di Gesù in terra straniera. Nelle sue istruzioni ai discepoli aveva detto di rivolgersi “piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele” (Mt 10,6). Ora però si ritrova quasi “in ritiro” presso ”la zona di Tiro e di Sidòne”, espatriato  per diverse ragioni: c’era la minaccia di Erode, c’era l’ostilità  crescente di scribi e farisei, e c’era anche la frenesia messianica della gente, da cui appunto voleva prendere le distanze, sospendendo ogni suo impegno.

Ecco improvvisamente presentarsi alle sue spalle questa anonima donna, che lo invoca misteriosamente come “Figlio di David” chiedendo pietà per la figlia  ”tormentata da un demonio”. Nell’assoluta indifferenza di Gesù verso di lei, essa trova alleati negli apostoli, che forse vogliono liberarsi del fastidio di chi andava loro dietro gridando. Ma ad essi Gesù ricorda di non essere “stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. Coerente con questa consegna, alla donna che gli si prostra davanti per ottenere aiuto fa presente che “non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Chi non si sarebbe offeso a ritrovarsi trattati da cagnolini?

Ma quella donna sembra essere consapevole di una condizione di inferiorità rispetto a Israele, tant’è che fa appello al “Figlio di David”: non per questo si arrende, anzi trova una forza interiore di verità capace di vincere ogni resistenza, rispondendo a tono a Gesù: “È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”.  Bisognerebbe sapere se questo incontro sia avvenuto prima o dopo il racconto che Gesù fa del ricco epulone e del povero Lazzaro, dove si dice: “E c'era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulcere, e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulcerie” (Lc 16,21-22).

Cedendo alla fede grande e inaspettata di quella donna, o Gesù si è ricordato di quanto aveva detto e non ha voluto smentirsi, oppure ha raccontato questa parabola proprio pensando alla donna cananea che lo aveva costretto ad uscire dal proprio proposito di riservare il pane ai soli figli e a venire incontro anche ai cagnolini. Al banchetto di nozze del Regno non c’è posto solo per gli invitati d’obbligo o di diritto, ma anche per quanti vengono trovati “ai crocicchi delle strade” (Mt 22,9).

Alla salvezza non si accede per appartenenza ad un popolo, per adesione ad una confessione religiosa, per identità culturale o tradizione sociale, ma perché essa viene incontro a quanti praticano la giustizia “per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi”. L’universalità della salvezza è il messaggio costante di tutti i profeti, che sfidano i limiti e le restrizioni del culto e del potere, del Tempio e dei re. Ed ecco allora come Isaia si fa portavoce del Signore che dice: “La mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli”, parole fatte proprie da Gesù al momento della cacciata dei mercanti dal tempio.

Sì, “la salvezza viene dai Giudei” (Gv 4,22), non perché riservata ad essi, ma perché passi a tutti gli adoratori del Padre in spirito e verità. Si dice anche che “fuori della chiesa non c’è salvezza”, ma nel senso che la chiesa è dei “salvati” e non viceversa. Leggiamo infatti: “Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati” (At 2,48). Se la chiesa è sacramento di salvezza, là c’è chiesa dove c’è salvezza di Dio! (ABS


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