26 settembre 2021 - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

 

John Singer Sargent: Due teste di profeti (1891-92)

 Studio per il Fregio dei Profeti nella Boston Public Library

 

PRIMA LETTURA ( Numeri 11,25-29)

In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.

Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.

Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».



SALMO RESPONSORIALE (Salmo 18)


Rit.  I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

 

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.

Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.

 

 

SECONDA LETTURA ( Giacomo 5,1-6)

Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!

Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente.

Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.



VANGELO ( Marco 9,38-43.45.47-48)

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.

Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

 

 

In altre parole…

 

Due volti di profeti, di chi sembra sentire una voce interiore, pronto a renderla parola per tutti. Di fatto si parla di profeti e di profezia come fatto eccezionale e sporadico, magari come titolo da attribuire a personalità di rilievo. È un modo di vedere che contrasta con quanto leggiamo nella Lumen gentium del Vaticano II, secondo cui “Il popolo santo di Dio partecipa pure dell'ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva testimonianza di lui…. Inoltre lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma «distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui, dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa” (LG 12).

 

Sembra quasi di sentire un’eco della prima lettura dal libro dei Numeri dove, dopo qualche battuta polemica, Mosè arriva a dire: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!”. Tutto questo è avvenuto nel tempo? In quel caso, lo spirito o il carisma di Mosè viene come moltiplicato e fatto passare “sopra i settanta uomini anziani” e questi profetizzarono sia pure per poco, quasi un indizio di Pentecoste. C’è poi il fatto di Eldad e Medad, su cui si posa lo spirito indipendentemente da Mosè, quindi quasi come abuso. Così la intendono il giovane zelante e Giosuè che vorrebbe metterli a tacere, quando appunto interviene Mosè, a far capire che lo Spirito di Dio ha sì le sue vie maestre per agire e comunicarsi, ma ha anche la sua piena libertà: “E come il vento…”.

 

Questo episodio tanto umano si presterebbe a considerazioni già fatte su gelosie varie tra i discepoli e attraverso le parole di fuoco della lettera di Giacomo. Ora siamo a chiederci se come Popolo di Dio abbiamo sviluppata ed esercitiamo adeguatamente questa funzione di profeti nel mondo o rappresentiamo solo una grande istituzione; se siamo pronti a riconoscere la voce dello Spirito anche in quanti restano nell’accampamento e non sono nella nostra tenda. Certamente non siamo favoriti nella crescita della dimensione profetica di Popolo di Dio, preferendo attenerci al magistero sicuro e volgere tutto in spirito missionario! Anche perché lo spirito profetico implica responsabilità e libertà, e il confronto tra persone libere non sembra molto abituale nella chiesa!

 

Leggendo queste letture non dovrebbe interessarci tanto il loro significato letterale per ricavarne qualche considerazione spirituale, ma dovremmo apprendere da esse come diventare storicamente un Popolo profetico, e non solo come denominazione! La scena del libro dei Numeri è riproposta pari pari dal brano del vangelo e ci orienta nello stesso senso. Questa volta è lo zelo di Giovanni a farsi grande col Maestro, perché come discepoli gelosi non volevano che qualcuno scacciasse i demoni nel nome di Gesù: parlare e agire nel nome di qualcun altro non è che profezia, ma questa sembrava riservata alla loro comitiva!

        

Non così la vede Gesù, perché nella realtà dei fatti le cose stanno diversamente da come appaiono in un’ottica identitaria di appartenenza. Quando Giovanni dice “nel tuo nome” è qualcosa di molto diverso di quando Gesù dice “nel mio nome”. Nel primo caso c’è chiusura ed esclusività, nel secondo apertura e inclusione, nel senso che il nome di Gesù è estensivo a tutto e a tutti prima di ogni riferimento anagrafico e sociologico. Infatti, ci dirà in seguito Paolo, “Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 2,9-10). È a questa sua velata realtà messianica che Gesù vuol richiamare Giovanni, per dire che egli è accessibile a tutti, e tutti possono usufruire del suo spirito e testimoniarlo, anche al di fuori dei canali ufficiali, che ci vogliono ma come utile elemento di confronto, perché “chi non è contro di noi è per noi”.

 

Prova ne sia il fatto che chiunque offre un bicchiere d’acqua ad uno dei suoi discepoli è come se lo desse a lui, per un legame nuovo di solidarietà reale, che ci rende tutti come vasi comunicanti nel suo nome. In senso contrario chi è di intralcio a qualcuno di quelli che credono in lui farebbe meglio ad eliminare se stesso prima. Così pure paradossalmente per quanto riguarda se stessi e le proprie membra: nel caso siano di impedimento a seguire lui, sarebbe meglio farne a meno e amputarsene. Non è altro che l’applicazione del perdere se stessi e la propria vita per lui e per il suo vangelo, come ci è stato ripetuto. Sono disposizioni d’animo che un profeta deve avere, nella consapevolezza di non essere ben accetto in casa propria e sapendo ciò a cui va incontro!

 

Facciamo il caso che come discepoli di Cristo e del suo vangelo facessimo nostro il  linguaggio dell’apostolo Giacomo nei confronti dei ricchi e della ricchezza, appunto come profezia o parola di verità e di ravvedimento. Non si tratta qui di un manifesto sociale o di un insegnamento morale rivolto genericamente a tutti, ma di un giudizio drastico verso coloro che pensano di seguire Cristo e mammona: viene da pensare al povero Lazzaro e al ricco Epulone. Se una condanna c’è, questa è insita nel modo di essere dei ricchi e nell’uso idolatrico della ricchezza.

 

Non è questione soltanto di Dottrina sociale più o meno addomesticata, ma di profezia, che richiede alla chiesa capacità e coraggio di annuncio nel suo stesso modo di essere nel mondo: non a caso si parla di “chiesa dei poveri” come profezia vivente, che faccia capire come stanno le cose agli occhi del Signore onnipotente. È sorprendente e significativo il fatto che Giacomo chiuda ricordandoci cosa c’è veramente in gioco: “Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza”. (ABS)


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