16  febbraio 2020 - VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

 

Cosimo Rosselli: Discorso della montagna, part. (1481-82)

 

PRIMA LETTURA (Siracide 15,16-21)

Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 118)


Rit. Beato chi cammina nella legge del Signore.

 

Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti.

Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.

 

 

SECONDA LETTURA (1Corinzi 2,6-10)


Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria.
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
Ma, come sta scritto:
«Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
Dio le ha preparate per coloro che lo amano».
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.


VANGELO (Matteo 5,17-37)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».



In altre parole…

Continuando il suo “Discorso della montagna”, Gesù aveva appena detto ai discepoli: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”. Dunque le “opere buone” dei discepoli devono avere la proprietà di far vedere agli uomini la mano stessa del Padre e  far sentire la sua presenza. Lo lasciano capire le parole delle Beatitudini, soprattutto quando dicono: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.

Ecco come si è espressa una persona amica riguardo a questa trasparenza: “I cristiani devono attrarre l'attenzione per la maniera in cui si comportano, non insipida e spenta, non ripetitiva, abitudinaria, ligia alle regole, ma libera, creativa. ispirata al kairòs più che al tempo dell'orologio o del calendario”.  Gesù stesso, del resto, sembra interessato a farci capire quali sono le qualità e le modalità che l’agire umano deve avere perché rifletta la gloria del Padre, in bontà e liberalità, fino a dirci di essere misericordiosi come lui.  Un invito a rassomigliare al Padre, che è la vocazione stessa dell’uomo prima di ogni osservanza esteriore. Ma questo richiamo alla interiorità non deve trarci in inganno riguardo alla sua missione, ed egli ci mette in guardia dicendoci: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”. Se c’è rottura storica, quindi, è solo  in continuità di storia della salvezza.

Viene da ricordare che un’altra volta Gesù ci dice di fare attenzione a come interpretarlo e a non fraintenderlo: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10,34). Siamo avvertiti che le cose non stanno come noi possiamo intenderle in superficie, e cioè che egli sia venuto a cancellare tutto il passato – Legge e Profeti – o a portare pace come ce l’aspettiamo, tanto è vero che poi ci dirà ”vi do la mia pace” (Gv 14,27). Così come quando precisa di non essere venuto “a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi” (Lc 5,32), non a “condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47). Ci tiene ad essere compreso e preso per quello che è e non secondo i nostri schemi convenzionali o devozionali!

Sono tante, infatti, le volte in cui egli ci dice perché è nel mondo, così come dichiara davanti a Pilato: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37). Egli è venuto a predicare e a portare il fuoco sulla terra, è venuto “perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi” (Gv 9,39), “perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza” (Gv 10,10), ”perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (Gv 12,46). È troppo importante trovare la giusta empatia, sia singolarmente che come insieme.

Questi semplici richiami ci consentono di intuire in che senso egli è venuto a dare pieno compimento alla Legge e ai Profeti: ad essere lui stesso l’incarnazione viva di quanto le Scritture tutte contenevano e rivelavano del disegno eterno di salvezza, un “mistero” che rimane inalterato e incancellabile oltre il perdurare dei cieli e della terra, ma che prevede e richiede, appunto, uno sviluppo nella storia, e quindi i necessari passaggi di maturazione fino alla fase decisiva del Regno di Dio ormai vicino in prospettiva escatologica. Perché tutto questo non sostanzia la fede della chiesa reale, visto che è l’essenza della chiesa ideale?

È significativo il fatto che nel giro di poche parole per ben tre volte si menzioni il regno di Dio, che rimane l’asse portante di tutto il discorso della montagna, a sua volta anima di tutto il vangelo. Ed è in ordine a questa nuova realtà ormai presente in maniera viva nella persona e nella parola di Gesù che si richiede una giustizia superiore a quella legale e formale: la giustizia del cuore mediante la fede e non solo la osservanza scrupolosa e minuziosa in stile farisaico! 

E dato che queste mie “altre parole” non vogliono essere un commento e un approfondimento fine a se stesso, quanto piuttosto un cammino di comprensione e di comunicazione della Parola di Dio strada facendo - e quindi un modo di solidarizzare -, mi consento di dire che qui ci viene detto come impostare e strutturare la nostra esistenza di credenti, al di là di comportamenti esteriori corretti. Ci viene esemplificato quale è questa giustizia diversa che dovremmo fare nostra di continuo, perché sia evidente a tutti che non viviamo più sotto la legge ma secondo la libertà dello spirito.

Inutile dire – anzi è necessario ripetercelo – che se le cose devono andare così, e se a strutturare la vita del Popolo di Dio nel mondo deve essere il vangelo, bisogna davvero rovesciare il nostro modo di essere: non si tratta più di perfezionarci secondo modi convenzionali di essere e di pensare da cristiani, ma è sempre più necessario fare un salto di qualità e magari cambiare binario, con scelte e prove concrete di inventiva e di creatività evangelica per la salvezza di questo mondo: perché essere al mondo rifletta la gloria del Padre così come avviene nell’uomo Cristo Gesù! È la santità della porta accanto, come si esprime papa Francesco!

Ed eccoci allora in ascolto come discepoli attenti, senza derive tradizionalistiche o avveniristiche: “Avete inteso che fu detto… ma io vi dico”! Sono parole di una attualità ed urgenza unica su tutta la linea della esistenza cristiana ed ecclesiale. In un tempo in cui l’odio è argomento perfino giornalistico e materia di cronaca, e in cui i cosiddetti social sembrano autorizzare l’offesa e il disprezzo, quale antidoto dai discepoli di Cristo per un mondo più umano? Quale capacità di praticare vie di riconciliazione e di accordarsi tra avversari? Quanti conflitti sopiti e senza sbocchi, risolti magari con coperture religiose?

Se tutto questo attiene al prossimo in generale, così è pure per altri comandamenti e situazioni di vita: l’immagine del Rosselli evidenzia come il discorso della montagna  è rivolto a tutte le categorie! Così è per quanto riguarda l’ambito familiare, dove sono  all’ordine del giorno divisioni e ricorrenti femminicidi, peraltro in un clima di culto ossessivo della corporeità: basta fare del moralismo ed incentivare lo spiritualismo come via di fuga, o c’è da dare un cuore nuovo a questa umanità? Il richiamo di fondo è sempre l’attenzione e l’amore del prossimo, da far diventare sensibilità profonda e corale, valore di vita sociale a tutti i livelli.

A parte i rapporti personali, familiari e di coppia, non parliamo poi delle comunicazioni sociali improntate a falsità, inganno, sfiducia, la cui verità e veridicità è affidata ad altro e ad altri (è questo in fondo il “giuramento” da evitare), per meglio nascondere se stessi: basta dissociarsi singolarmente, senza preoccuparsi di ritrovare autenticità e credibilità come corpo ecclesiale di discepoli, spesso malati della classica ipocrisia clericale? Quello che si richiede è solo immediatezza e sincerità: dire sì quando è sì, e no quando è no! Con quel che segue: “Il di più viene dal Maligno”, “menzognero e padre della menzogna” (Gv 8,44). Ci sarebbe da meditare seriamente queste parole, senza facili demonizzazioni, ma con la necessaria avvedutezza.

Il libro del Siracide ci suggerisce l’attitudine giusta da avere davanti ai comandamenti e ci ricorda che c’è sempre una scelta da fare mettendo in gioco la nostra libertà. Questo vuol dire che non si può essere passivi esecutori di norme, ma capaci di esercitare una responsabilità attiva. Mentre Paolo ci fa capire che genere di comunicazione ci deve essere tra noi: “sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo… sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria”. Anche qui c’è un salto di qualità da compiere, per cui non possiamo rimanere fermi e bloccati su posizioni prese, ma dobbiamo affidarci allo Spirito che ci guida alla verità tutta intera. Davvero una bella avventura da correre in libertà, che non vuol dire opzione facoltativa, ma scelta decisa in un senso o nell’altro! (ABS)


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