Koinonia Novembre-Dicembre 2021


TRACCE DI INFLUENZA SAVONAROLIANA

 

Fra Girolamo era vissuto «schierato»; certamente era schierato contro i grandi. Lo diceva in tutti i modi e ad ogni occasione ed esponeva anche il motivo del suo schieramento e della sua avversione: i grandi, egli diceva, pur di aumentare le loro ricchezze non si facevano scrupolo di niente: si appropriavano dei benefici ecclesiastici, si impossessavano dei beni dei poveri: di questi poveri erano tiranni e oppressori.

Fra Girolamo presentava l’immagine di Gesù: riteneva che questa fosse capace di trasformare il cuore dei potenti: ai suoi occhi il volto del Cristo e la dolcezza che da esso spirava dovevano compiere il miracolo della trasformazione dei cuori. La notte del 9 aprile tutto crollò perché fra Girolamo fu preso e i suoi seguaci confidarono più sulle armi che sulla efficacia della dolcezza del Cristo. Il Savonarola e i suoi seguaci del contado uscivano sconfitti da questo processo dei fatti prima ancora che da quello penale che stava per cominciare.

Quando fra Girolamo si consegnò e umile tra le guardie andò nella prigione affrontando la tortura e poi la morte, allora cominciò un altro processo, proprio quello che voleva il Frate, quello che si svolgeva nel cuore dei credenti: quello che induceva gli uomini umili a riprendere il cammino confidando nel Signore: la notte del 9 aprile ci fu lo smarrimento da cui prendeva avvio la risurrezione.

Nel Mugello l’ideale era già penetrato: ora riprendeva vigore e si poneva come sicura scelta di campo. L’ideale era già penetrato sia perché lo stesso Savonarola aveva dato l’abito ad alcuni giovani del Mugello, sia perché alcuni cittadini provenienti da questo contado erano diventati suoi seguaci... Vorrei tuttavia mettere in risalto un fenomeno che per la sua eccezionalità induce a ritenere il movimento savonaroliano nel Mugello come un fatto esemplare con caratteristiche proprie, non facilmente riscontrabile altrove. Il movimento savonaroliano in questa terra, infatti, conosce una notevole fioritura vocazionale molto variegata al suo interno; queste vocazioni inoltre non si concretizzano soltanto nella decisione di abbracciare la vita religiosa in convento, ma anche nella decisione di vivere secondo l’ideale della umiltà savonaroliana nell’esercizio della propria professione oppure nell’esplicazione di un intenso apostolato sacerdotale e religioso.

Savonaroliani furono ser Carlo da Firenzuola, notaio, il cui figlio vestì l’abito domenicano, Paolo di Antonio da Borgo San Lorenzo, che si fece ugualmente domenicano assumendo il nome di Basilio; savonaroliani furono altresì il pievano Damiano, fondatore del monastero di Santa Caterina, e il pievano ser Agostino Campi. È vero, la vicinanza del convento di San Domenico di Fiesole permetteva alla gente del Mugello di avere con esso un continuo interscambio di idealità e di servizio religioso: quanti confessori del monastero di Borgo provenivano da tale convento! Ma la gente del Mugello a sua volta si poneva come serbatoio a cui il il convento fiesolano, ma anche quello di san Marco, potevano attingere.

 

Armando F. Verde op

In Il monastero di santa Caterina a Borgo san Lorenzo, Edizioni Polistampa, 1997, pp.130-34

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