Koinonia Novembre-Dicembre 2021


“CHIESE CHIUSE”… E FEDELI FUORI

 

Ho appena letto il libro dello storico dell’Arte Tomaso Montanari, il cui titolo, “Chiese chiuse” (Einaudi, 2021, pp. 143, € 12,00), ricorda con ironia ben altre realtà.

Con la scrittura che lo contraddistingue, agile e insieme acuta, colta, densa di informazioni e rimandi ad altre discipline, Montanari ci presenta un “patrimonio culturale” (architettonico, artistico e spirituale) che vediamo e riconosciamo come bellissimo, stratificato, denso di significati artistici, storici sociali e religiosi. È la nostra tradizione millenaria.

Proprio sul valore e sul significato dei luoghi religiosi viene fatta una giusta riflessione: questi luoghi sono nati, sì, per i fedeli, ma non solo per loro; essi sono comunque un luogo di “cultura” e di benessere spirituale per l’Uomo, credente oppure no.

Questi luoghi hanno un valore civico elevatissimo - riconosciuto dalla nostra Costituzione e di cui non sempre siamo consapevoli - e chiuderli (certo per preservarli, restaurarli, ma anche per alienarli) significa privare i cittadini - tutti - di un diritto ad amare, a “sentire” il bello e il buono, e quindi a crescere “spiritualmente” (e gratuitamente).

Si tratta, però, di un patrimonio in pericolo, imprigionato in modo quasi inestricabile in un groviglio di responsabilità e disposizioni diverse, collocato come in una scatola cinese fatta di competenze e appartenenze diverse, spesso contrastanti se non avverse una all’altra.

Oltre 60.000 luoghi di culto italiani sono infatti oggetto di interesse per la Chiesa Cattolica, per le Sovrintendenze, per diversi Ministeri, per i fedeli, per le persone colte e per la gente comune, ma anche  per la cupidigia di molti ricchi e di alcuni gruppi di potere che ottengono l’alienazione di edifici religiosi per loro uso privato o per lucro.

Dagli oratori alle chiese, ai monasteri, moltissimi edifici religiosi nati per la fede e per la preghiera, appositamente ideati e arredati da artisti nei vari secoli della loro storia - e cioè anche della nostra - che hanno attraversato, con danni e cicatrici, guerre, incendi, carestie e terremoti,  scompaiono in continuazione: vengono spogliati, modificati, venduti.

Con il suo consueto rigore e spirito civico, Montanari cita molti casi di questi “scempi” e fa risaltare l’insipienza di molti Amministratori che dimenticano l’importanza spirituale ed “evangelica” di queste costruzioni riducendole ad elementi da mettere in mostra per ricavarne un utile immediato, monetizzabile (“macchine da soldi”) attraverso biglietti di ingresso, mostre, cessione dei luoghi per eventi politici o commerciali, oppure vendita e alterazione degli edifici, all’insegna dell’efficientismo e della “capacità manageriale”.

Montanari cita con puntualità le esortazioni e le disposizioni della Chiesa - non solo della Chiesa e del Papa di oggi , ma di quella almeno dal IV secolo in poi - tese sempre a mantenere la specificità dei luoghi di culto e il diritto del fedele a frequentarli liberamente; così come le note del Concordato tra Stato e Chiesa e quelle della nostra Costituzione che ne preservano, raccomandano e prescrivono il rispetto.

Un libro interessante, quindi, suggestivo nelle evocazioni, preciso nelle accuse, creativo nei “rimedi” che suggerisce; tra cui alcune possibili ed originali nuove destinazioni per gli immobili religiosi  che non siano più adatti al culto, a rischio di chiusura o alienazione.

   

Renato Scianò

novembre 2021

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