Koinonia Novembre-Dicembre 2021


PRETI OPERAI: ESPERIENZA CONCLUSA?

Riflessioni sul Convegno Nazionale del 16/18 settembre 2021 a Bergamo

 

Dopo un viaggio di 4 ore filate con notevole traffico pesante sulle autostrade è stata davvero una bella sorpresa trovare riuniti un bel gruppo di preti operai italiani a Bergamo per il consueto convegno annuale.

L’argomento guida era stato indicato da tempo dalla segreteria “Quale Cristianesimo?” per riflettere insieme su come affrontare l’inedito di un cristianesimo fuori dall’esaurito regime di cristianità e da pacchetti identitari che includono simboli cattolici svuotati del loro riferimento allo stile evangelico...

Nei giorni precedenti mi ero riletto  gli ultimi scritti di don Sirio Politi  apparsi su “Lotta come amore” nel lontano dicembre 1987 (la sua morte avverrà nel febbraio ‘88).

Ecco alcuni passi:

“ad un certo punto... è stato inevitabile, si è imposta la necessità... di smontare pezzo per pezzo la mia costruzione ecclesiastica. Il prete  si è andato dissolvendo, il prete ecclesiastico, e nel frattempo è andato costruendosi il prete-uomo o se si vuole l’uomo prete. È il tempo della decisione chiara e netta, senza eroismo e bisogni di eccezionalità, di fare il prete-operaio”.

“Il prete che è soltanto prete  non può essere cristiano, sarà sempre soltanto un prete”.

“... io ho creduto umilmente e ingenuamente che il gran problema del rapporto tra il clero e il laicato potesse essere affrontato attraverso un cambiamento radicale del clero. Abbreviarne le distanze, cancellare le differenze, spazzar via i privilegi, camminare sulla stessa strada... non essere più preti, clero, mondo ecclesiastico...”.

Il suo racconto,davvero libero ed appassionato ci ha  fatto compagnia in questi due giorni e ci ha fatto tornare alla memoria i volti di tanti altri compagni di viaggio: uomini e donne, preti, suore operaie, frati operai.

Con Lucia mia sposa siamo entrati come due anelli del cerchio che si era già formato nella sala delle riunioni: eccoci i P.O italiani, quelli rimasti, con i volti e le ossa segnati dalla scelta di guadagnarsi il pane con il lavoro delle proprie braccia come la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne della terra. E qui il racconto dell’antico sogno di Sirio continua, si arricchisce di parole e gesti semplici che sgorgano da vite vissute fuori dal tempio, nelle fabbriche e nei campi ,negli ospedali nelle borgate romane.

Dalla nostra regione ci siamo trovati in sette, quattro uomini e tre donne a testimoniare vie diverse e pluralità di scelte .

“Ci siamo raccontati le nostre storie di inclusione, di riconoscimento della pari dignità di ogni uomo e donna indipendentemente dal credo religioso o ideologico. Quanta ricchezza nei nostri compagni e compagne di strada! Quanta umanità nascosta nella vita quotidiana e ordinaria! Quanta solidarietà senza etichette” (Mario di Pisa).

“La nostra vicenda di P.O è stata un siluro contro la casta sacerdotale” (Roberto).

Il sabato è trascorso nell’ascolto dei due interventi programmati di Gianni Tognoni e di Andrea Grillo che hanno offerto una panoramica davvero ampia sulla situazione attuale del cristianesimo nel mondo .

Dopo il Concilio si è formato un “dispositivo di blocco” che diffondendo l’idea che “è tutto già scritto” ha creato un “tradizionalismo della paura”, secondo il quale “nulla può essere introdotto di nuovo” e rispondendo “non ci posso far nulla” ognuno, prete, vescovo o papa, può mettersi la coscienza a posto e sentirsi tranquillo.

In questo clima di stagnazione e di lento morire la “barca di Pietro” naviga ancora? Si è arenata ? È cosi devastata che risulterebbe inutile ogni intervento per farla ripartire ?

Urge scendere ed abbandonare la barca?

Come una parabola il nostro racconto di P.O fatto di gesti sofferti e condivisi con tante persone che abbiamo incontrato alla pari nel nostro lungo cammino e che è stato anche un po’ narrato a parole forti ed essenziali, è a disposizione di tutti, anche della Chiesa istituzione.

Ma proprio la Chiesa avrà il coraggio e l’amore necessario di prendere sul serio e far tesoro di queste vite vissute “in basso”, di scendere dal piedistallo ed ascoltare i segni dei tempi?

Personalmente provo un certo rammarico pensando che siamo stati “invisibili” per la gerarchia per più di 50 anni:spesso scacciati, o nel migliore dei casi sopportati.

I Vescovi italiani hanno voluto fare a meno di noi, tirando avanti per la loro strada .

È davvero un strana famiglia la Chiesa italiana. E con i laici è la stessa musica.

Ancora Sirio Politi scriveva 25 anni fa: “Ecco i Sinodi per dibattere la spinosa questione del clero e del laicato: ma è perché tutto rimanga e si solidifichi così: il clero, il clero e i laici, i laici. E cioè come dire: amici e nemici, potere e servizio, autorità e popolo, il monumento e il piedistallo. Il carro e chi sta sul carro e guida l’asino che rassegnatamente da millenni tira il carro e tutti coloro (e sono tanti) che vi stanno comodamente adagiati”.

Esperienza conclusa quella dei P.O italiani? Credo che proseguirà e sarà madre di altre forme di coinvolgimento con i disoccupati, con i migranti, con gli affamati di tutto il pianeta e indicherà alla Chiesa ed alla Società la strada da noi riscoperta: quella dell’esserci dentro, in condizioni di parità per essere coinvolti e possibilmente travolti dalle lotte per la libertà, la giustizia, la testimonianza di un’alternativa al regno degli uomini che si chiama Regno di Dio

                                                                          

Beppe Pratesi

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