Koinonia Novembre-Dicembre 2021


Dalla prefazione di Tomaso Montanari al libro di Beniamino Deidda*

 

BRUNO BORGHI: UNA VITA SENZA PADRONI

 

Questo libro - bellissimo, perché insieme tenero e forte - è la biografia di un cristiano assoluto, perché uomo assoluto: sciolto, cioè, da ogni compromesso, convenienza, rispetto. Sono profondamente grato al suo autore, Beniamino Deidda, perché queste pagine ci riconsegnano una voce del tutto inattuale: cioè completamente fuori dall’orizzonte di valori di questo nostro tempo. E dunque una voce profetica, necessaria: capace di scardinare le nostre sicurezze, e di renderci inquieti. Di farci sentire troppo accomodanti, sicuri, cauti e prudenti: di accendere nei nostri cuori il santo fuoco della ribellione.

Non si riesce davvero a distinguere, in Borghi, il prete dall’operaio, il contadino dall’attivista per i diritti dei disabili, dal volontario del carcere, dall’uomo che sceglie una pienezza di vita che lo porta ad essere compagno di una donna, e padre. Tutte cose che avrebbero potuto darsi completezza a vicenda, se la gerarchia della Chiesa avesse ragionato secondo lo spirito di profezia, e non secondo le logiche di un potere umano che proibisce, spezza, vincola, sottomette alla legge e non apre alla grazia di uno Spirito che soffia dove vuole.

Come Borghi scrive al ministro dell’Istruzione del governo rivoluzionario del Nicaragua (un sacerdote gesuita): «i nuovi profeti sono los obreros, los campesinos, tutti i rivoluzionari che hanno fatto e fanno questa hermosa rivoluzione, che hanno lottato, e lottano fino al dono della vita, per la costruzione dell’uomo nuovo. Sono loro che hanno capito la parola di Dio nell’Apocalisse: “io faccio nuove tutte le cose”». Sono loro che hanno capito: la pienezza della rivelazione viene dagli ultimi, dai piccoli. Da coloro che Dio innalza, abbattendo i potenti dai troni: secondo il canto del Magnificat di Maria.

Ma la domanda che Borghi pone con insistenza alla Chiesa per tutta la sua vita è (uso la formulazione che questa interrogazione prese nel 1967): «c’è posto per la moltitudine di uomini dei quali cerchiamo di essere portavoce?». Oggi, oltre cinquant’anni dopo, la risposta non è certo ancora un chiaro «sì». Nonostante tutto, nonostante lo spirito che è ripreso a soffiare nella chiesa con papa Francesco (un papa secondo il Vangelo, non secondo il potere), nella Chiesa non c’è posto per la radicalità evangelica e umana che ha infiammato la vita di Bruno Borghi. E questo è tristemente evidente soprattutto nella chiesa fiorentina, così lontana - nel suo governo - dai poveri e dal Vangelo.

Ciò che colpisce - leggendo, in questo libro, delle troppe cautele del pur santo vescovo Dalla Costa, e soprattutto delle chiusure così miopi e tristi del suo successore Florit - è che tutte le domande e le istanze di Borghi (nessuna delle quali era fuori dal Vangelo) avrebbero aiutato la Chiesa ad essere fedele al suo Sposo, l’avrebbero resa credibile e vera - esattamente come nel caso del suo amico e compagno di Seminario don Lorenzo Milani.

Insomma, la storia tessuta in questo libro dimostra che Borghi era stato mandato ad aiutare la Chiesa: non il contrario! «E la luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno compresa» (Giovanni, 1, 5): quella di Borghi è la sorte di tutti i profeti. Deidda sintetizza mirabilmente il senso della profezia di Bruno Borghi: «La gerarchia, l’autorità, i poteri costituiti, la legge (quella canonica e quella civile) sono solo ostacoli che si frappongono alla presa di coscienza dei poveri e al cammino di liberazione del popolo riunito nel nome di Cristo». Un meraviglioso commento all’inno paolino, che proclama: «Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge» (1 Corinzi 15, 56).

Tutta la vita di don Bruno Borghi è una contestazione della morte: e dunque della legge, e del potere. Contestazione è forse la parola chiave del libro che state per leggere. Contestare, nell’originarlo significato latino, significa avvalorare una verità affermandola attraverso una testimonianza plurima. E, quindi, passa a significare l’opposizione ad una presunta verità, quella del potere, che è possibile solo attraverso il mettersi in gioco di alcuni testimoni. In una delle mirabili (perché davvero ispiratissime) lettere scritte da Giorgio La Pira a Paolo VI in difesa di Borghi, si legge: «Pensavo - ma infine cosa ha fatto Firenze per essere sempre «attaccata»? Ha contestato la guerra (Convegni pace etc.) ha contestato l’ingiustizia (Pignone, Galileo, etc.), ha contestato la scuola («lettera ad una professoressa»), ha difeso i deboli, gli oppressi ed ha fatto argine ai potenti ed ai ricchi: ha fatto male? Ecco il Vangelo: ecco Pio XII: ecco Giovanni XXIII: Paolo VI (Pop. Progressio): - «non licet tibi»: è la divisa di Firenze sin dal tempo del fascismo: un vessillo ora risollevato: ecco tutto!». La Pira cita Seneca: «Non licet tibi quicquam arbitrio tuo facere», non ti è permesso fare come ti pare. La testimonianza di Borghi è una perpetua opposizione al potere, una continua denuncia del suo arbitrio: i padroni non possono trattare i lavoratori come merce, i vescovi non possono trattare i preti come automi, lo Stato non può trattare i disabili e i carcerati come non-persone... Le ingiustizie gridano di fronte al trono dell’Altissimo, giorno e notte.

Borghi (e con lui anche l’autore di questo libro) ha pagato spesso di persona la sua santa insubordinazione: i processi di cui si dà conto nel libro, e i continui attacchi subiti dalla destra (cattolica, affaristica, fascista) sono lì a testimoniarlo.

«Dimmi chi ti attacca, ti dirò chi sei», scrive ancora La Pira al papa, spiegandogli così chi fosse davvero Borghi. E per chi, oggi, si trova a fare i conti con una repressione (anche solo della denuncia e della critica) perfino più totalitaria e trionfante di quella vigente cinquant’anni fa, l’esempio di questo profeta operaio è una guida luminosa, un conforto, uno sprone.

Ad ogni pagina di questo libro, le labbra si sciolgono nella lode di Dio: che ha voluto dare a Firenze e alla Chiesa la dolcezza e la forza di don Bruno Borghi.

 

Tomaso Montanari

 

*Beniamino Deidda, Basta un uomo. Bruno Borghi. Una vita senza padroni, Edizioni Piagge 2021, pp.292, € 14.00

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