Koinonia Novembre-Dicembre 2021


“FORA BOLSONARO”

 

È questo il grido dei democratici brasiliani, e che noi facciamo nostro, con cui ci rivolgiamo a un personaggio impresentabile che il più grande paese dell’America Latina ha avuto la disgrazia di avere come presidente da qualche anno.

Sapete come si fa chiamare? Jair Messias Bolsonaro. Da dove viene quel “Messias”? Da genitori particolarmente devoti che hanno voluto dare al figlio un nome dal forte richiamo religioso? Neanche per sogno. È lo stesso Bolsonaro che ha pensato di farsi chiamare in questo modo, a prova della sua certezza di essere l’inviato del Signore per guidare il suo paese: un messaggero sì, ma di morte.

Non solo in passato, ma anche recentemente, dopo la sua elezione a presidente, ha sempre dichiarato di essere stato, e di essere tuttora, favorevole alla dittatura militare che ha dominato il Brasile dagli anni ‘60 agli anni ‘80, un regime che “purtroppo”, secondo lui, ha preferito limitarsi a  torturare i prigionieri politici, piuttosto che ucciderli tutti. In realtà la dittatura del grande Paese latinoamericano procurò la morte di moltissimi oppositori al regime, ma non tanti quanti fecero Pinochet in Cile e i generali golpisti in Argentina.

Quanto alle azioni più recenti, vale la pena menzionare che da una commissione parlamentare che ha indagato sulla condotta del Presidente durante la pandemia del covid 19, Bolsonaro è stato ritenuto responsabile, tra le altre accuse, di violazione delle misure sanitarie preventive, di impiego irregolare di fondi pubblici, di istigazione al crimine e di reati contro l’umanità (sterminio di popoli).

Tali gravissime accuse sono lanciate contro di lui da magistrati, politici, uomini di cultura, religiosi, particolarmente i missionari che, operando presso comunità indigene, vedono con i loro occhi morire giorno dopo giorno innumerevoli indios, ai quali le sciagurate politiche di Bolsonaro negano le cure più elementari di contrasto alla pandemia.

Se i morti in tutto il Brasile sono oggi i 600.000, gli indigeni che hanno perso la vita a seguito del covid sono ben 43.000, un numero almeno dieci volte più alto, in percentuale, della media degli altri brasiliani. 

In questo genocidio strisciante  il nostro Messia porta responsabilità manifeste. Già prima del covid, appena nominato presidente, Bolsonaro aveva cacciato dal Paese i medici e infermieri volontari cubani che operavano in Amazzonia, quasi i soli operatori sanitari che prestavano cure mediche alle tribù sparse nella foresta. Più recentemente, durante la pandemia, ha tagliato i contributi ai governatori di quegli stati brasiliani che si impegnavano nel contrasto al covid. Sembra che la sua filosofia sia questa: più nativi muoiono, meglio è. Un intralcio in meno al progresso e allo sviluppo del Brasile.

Recentemente, fra ottobre e novembre, Bolsonaro è venuto in Italia. Mentre il papa ha rifiutato di riceverlo, non dappertutto, purtroppo, ha trovato le porte chiuse. Il Comune di Anguillara Veneta, il paese a due passi da Padova che ha dato i natali ai suoi nonni, ad esempio, gli ha conferito la cittadinanza onoraria. E pensare che questo titolo dovrebbe essere assegnato a una persona che ”dev’essersi distinta particolarmente nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’industria, del lavoro, della scuola, dello sport con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico in opere, imprese, realizzazioni, prestazioni in favore degli abitanti del comune rendendone più alto il prestigio attraverso la loro personale virtù, o in azioni di alto valore a vantaggio della nazione o dell’Umanità intera”.

Tutte le manifestazioni pubbliche  di Bolsonaro tracciano il ritratto di un individuo che professa idee antidemocratiche. Conferirgli il titolo di cittadinanza onoraria  è in primo luogo un insulto alla popolazione di Anguillara, oltre che un affronto a tutti quei brasiliani onesti, ivi inclusi decine di migliaia di italiani emigrati in Brasile, che hanno sofferto le violenze di un regime che di democratico non ha neppure l’apparenza.

Altro evento che ha destato vergogna è stata la visita del presidente brasiliano a Pistoia, il 2 novembre scorso, al monumento che onora la memoria dei soldati del suo Paese che nella seconda guerra mondiale hanno sacrificato la propria vita per liberare Pistoia e l’Italia dal nazi-fascismo.  Non meritavano, quei soldati, di essere offesi dalla presenza di un “uomo” indagato di crimini contro l’umanità, portatore di interessi in aperta contraddizione con l’idea stessa  di umanità.

Per questo ARCI, ANPI, LIBERA e altre associazioni pistoiesi si sono mobilitate, la mattina in piazza Duomo e il pomeriggio al cimitero brasiliano, per protestare contro Bolsonaro. Mentre il vescovo di Pistoia, Tordelli, si è così espresso: “La commemorazione di defunti è una particolare opera di misericordia dei cristiani e non può né deve essere oggetto di odiose strumentalizzazioni”.

 

Bruno D’Avanzo

.

.