Koinonia Ottobre 2021


GUARDANDO ALL’ISOLOTTO

 

Stanno succedendo travagli penosi in città e intorno, in questi giorni. Io non ho da far commenti: ho solo da patire; e non poco. E vorrei che chi fa commenti, prima decidesse di patire assai. Però vorrei dirvi una cosa, che non posso non dirvi: questa che oggi ci offre il testo, in assoluto - ed è segno di Dio che i testi si incrociano coi tempi. Vorrei dirvi: basiamo attentamente tutte le nostre riflessioni interiori e tutte le nostre osservazioni nei dintorni (che sono poi dintorni per modo di dire, perché tutto ci riguarda) rifacendoci a Cristo Gesù persona, al suo insegnamento, alla sua testimonianza nel Vangelo.

Facciamo discorso di Vangelo di Cristo che parla attraverso il Vangelo, e di Cristo che parla attraverso il suo esserci e il suo continuare ad esserci. E guardiamo a Lui come ad una rivelazione di amore, attraverso il fatto dell’essere venuto e attraverso tutto il contenuto del suo messaggio che Egli chiama «la buona novella».

Qui Paolo dice che è venuto come riconciliazione. E Paolo dice che è venuto il Signore ad operare pace, per via della verità, nella chiarezza, dentro il cuore. Stiamo attenti ai lampi delle mezze verità e ritorniamo a questa verità intera, in modo da avere quella pace che è anche fonte di serenità di giudizio, e per via di chiarezza semmai rinnovare dal più profondo la nostra fedeltà, anche in momenti di crisi o di fatica, invece che credere tutti di avere chissà quale bisogno di spinta a prendere posizioni.

Bisogna che una volta arriviamo a dirci: che forse il problema non è: chi ha torto e chi ha ragione, se in casa del vescovo, o in casa del prete o in casa dei parrocchiani - ma dov’è la verità di fondo e il travaglio per tutti. Qui non si tratta di prender partito: qui si tratta di approfondire seriamente nella nostra coscienza le autentiche titolazioni della nostra e dell’altrui fedeltà per ricomporla. E per ricomporla proprio anche attraverso questi travagli che, qualunque cosa abbiano, di una cosa vorrei che fossimo fraternamente certi: hanno il segno di una sincerità, di una fatica onestamente condotta, di una dedizione nel nome di Cristo, onestamente portata.

Non facciamo ai fratelli la più grande delle ingiurie: quella di regalar loro intenzioni che non hanno: perché questo allora, invece di pigliar partito, è stabilir prima un certo modo di cose, per prendere poi un certo partito, giustificandole al di dentro. Nessuno di noi ha veramente possibilità di stabilire intenzioni, quando invece molti di noi hanno molta possibilità - se vanno piano, se pensano in termini di Cristo - a riscoprire chiarezze, dedizioni, generosità e autenticità di dono nella vita dei nostri fratelli che ora appaiono in travaglio.

 

P. Antonio Lupi op




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