Koinonia Ottobre 2021


Un brano di Stefania Baldini sul passaggio di P. Lupi

 

DA FIRENZE IN BRASILE

 

Negli anni del Concilio, Firenze vive una stagione di fermento, ricca di riflessioni e di esperienze, anche audaci per quel momento: è molto forte la speranza di un rinnovamento della Chiesa. Ma si arriva anche a tensioni e fratture dolorose, di cui l’Isolotto è la più nota. P. Lupi è nel Conventino della Maddalena alle Caldine in questo periodo.

A cavallo fra il ‘68 e il ‘69 fa degli incontri con il gruppo degli sposi sul tema scottante della “Contestazione”. L’obiettivo suo è quello di affrontare il problema con serietà, rispetto, voglia di capire le inquietudini e le attese del mondo dei giovani e dei meno giovani.

Evita accuratamente di riferirsi a persone e fatti specifici, ma i presenti esprimono giudizi generalmente negativi su alcune prese di posizione all’interno della stessa Chiesa e a questo punto P. Lupi dice chiaramente il suo pensiero.

A proposito dell’occupazione del Duomo di Parma, chiarisce che i fedeli non avevano altra scelta per farsi ascoltare perché il vescovo non li aveva mai ricevuti. Si può discutere sul modo ma non sulla sostanza. Spiega, per amore di verità, che la cosa è stata male interpretata anche dalla chiesa fiorentina: perché è stato detto che si era contestato il Papa e non è vero nulla: “si era addolorati perché anche il Papa li avesse rimproverati - semplicemente perché si voleva che il Papa certo li rimproverasse, ma non chiamandoli nemici, in quanto loro non erano andati con intenzione di inimicizia. Per me è stato uno dei momenti in cui il Papa ha preso un piccolo abbaglio. Gli voglio bene più di prima, ma sta così”.

Sul problema dell’Isolotto P. Lupi si accalora; quelli sono amici personali, li stima, ne conosce la fede e l’impegno. I giudizi sbrigativi e generalmente non benevoli su persone e fatti gli creano sofferenza, perché lui sogna un mondo di donne e uomini che “pensano”. Un punto su cui insisteva sempre era che non si deve cedere alla “mania di adattamento”: adattamento per non esser di meno, per non essere in “a solo”, per non avere seccature; anche per non sentirci soli in questo mondo strano - far come fanno tutti. L’informazione quindi ha da essere vagliata. E porta un esempio di informazione scorretta: “episodio che sia, ma indicativo al massimo, in tutti i giornali che io sono riuscito a vedere quel giorno (alcuni giorni fa) (la riunione è dell’ 8 dicembre 1968) c’era: Il Rev. Don Mazzi dichiara che da qui in avanti dirà la Messa nelle strade e nelle latterie’. Don Mazzi ha detto: Io non sono più il vostro prete, perché il Vescovo mi ha rimosso. Resto il vostro amico e il vostro fratello. Da qui in avanti la nostra vita sarà la nostra Messa. Ci incontreremo per strada, dove lavoriamo, al negozio, in latteria... Del resto la nostra vita intera è sempre una Messa... e questa sarà la nostra Messa’.  Ora c’è un’infinita differenza da questo dire in profondità una cosa essenzialmente cristiana fino nelle radici, e dire: ’da qui in avanti ha detto che dirà la Messa nelle latterie’. Voi capite... Anche se poi l ‘testi dentro ritornavano, i titoli di moltissimi giornali erano questi - e lo dico solo come una puntualizzazione esemplare di quello che deve essere il nostro criterio al momento della informazione”.

P. Lupi ha sempre difeso la religiosità profonda dei preti dell’Isolotto, di Don Mazzi, ma non arriverà a collocarsi in modo esplicito al loro fianco, almeno pubblicamente.

I preti dell’Isolotto danno una loro lettura di queste posizioni: dicono che finché si trattava di difendere i preti tutti si erano fatti avanti. Ma di fronte a una folla di persone non addette ai lavori, che reclamavano i loro diritti, il diritto di gestire la loro fede, molti non ressero più. Il concetto era ancora che solo i qualificati dovevano contestare, ognuno nel campo di sua competenza. Ed è il discorso che P. Confalonierì o.p. faceva in occasione del convegno su «Problemi della pace e dei Paesi in via di sviluppo» alle Caldine nel ‘69. Veniva dal Brasile e diceva: qui la contestazione è da tutte le parti per tutti i problemi e per parte di tutti, e citava proprio l’Isolotto dove, diceva, ne aveva sentite di cose strane! L’idea di essere davvero un povero coi poveri, pronto ad ascoltare tutti, a far due chiacchiere con delle vecchiette senza cultura, a imparare da loro, questo era un balzo troppo in avanti perché un clero e dei religiosi abituati ad altro pubblico potessero fare.

 Anche in questo caso però P Lupi fa una appassionata difesa della comunità dell’Isolotto, anche se sostiene che non vuole schierarsi contro nessuno

Intanto P Lupi segue una sua strada; alle Caldine ha organizzato convegni: prima sull’Ecumenismo, poi nel ‘68 sulla “Dei Verbum”, nel ‘69 sui Problemi della Pace e dei Paesi in Via di Sviluppo. Vi partecipano persone che vengono anche dall’America Latina. Si moltiplicano in lui le sintonie con molti fratelli lontani eppure vicinissimi. Intanto va in Brasile per un mese, sia nel ‘68 che nel ‘69. La decisione di trasferirsi là definitivamente - ma il suo progetto prevede un ritorno di tre mesi all’anno - è un passo importante, là ci sono i domenicani in carcere, c’è una realtà che fa fatica a giungere a fioritura. Il Brasile diventa ora un punto di riferimento fisso, cerca persone disposte a lavorare là con lui. Parte nel febbraio del 1970, deciso a restare in Brasile per non più di cinque anni.

 

Stefania Baldini

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